lunedì 5 febbraio 2024

Waiting Academy Awards: ho recuperato Nimona

 Sabato sera in famiglia abbiamo guardato Nimona, su Netflix: il film d'animazione, uscito già nell'estate, dei registi Nick Bruno e Troy Quane. Si tratta di un adattamento da un fumetto di ND Stevenson, prodotto da Annapurna Pictures.


Si tratta di una storia ambientata in un mondo in cui un'antica eroina, Gloreth, sconfisse un temibile mostro, mille anni prima. Da allora gli abitanti vivono in una città entro mura difensive, che la separano dal pericoloso mondo esterno, popolato da chissà quali incubi, protetta dai cavalieri dell'"Ente", tutti discendenti di Gloreth. Cosa potrà mai andare storto in un posto in cui la paura del "là fuori" aleggia sugli abitanti e su chi li protegge?

Infatti, la storia vera e propria si apre quando sta per diventare cavaliere, per la prima volta dopo mille anni, un uomo che non è discendente di Gloreth, Ballister. Per una serie di eventi, che finiscono per accusare proprio Ballister, questo scappa e si unisce alla mutaforma Nimona: quale sarà il loro piano per dimostrare che Ballister è innocente? E il mostro, come ci insegna Il Gobbo di Notre Dame, è fuori o è dentro (in tutti i sensi)?

La storia ci è piaciuta tantissimo e in famiglia è pressoché un evento raro accontentare tutti e tre. Per quanto mi riguarda, la cosa ha del miracoloso, perché all'inizio non mi stava piacendo e mi sono ricreduta.

Parliamo prima di quelli che sono i difetti, secondo me, così ci leviamo il pensiero e passiamo alle cose belle.

1) La scrittura è immatura. La storia è molto originale e il plot twist iniziale te lo fa capire subito, ma inizialmente ho storto parecchio il naso su tre cose. 

La prima sono le battute. Alcune per me sono proprio bruttine e non mi fanno ridere; dopo l'avvio, si riprendono un po'. 

La seconda è come sono dipinti i "cattivi": quando nelle primissime scene i veri cavalieri fanno i bulletti con Ballister, mi si è accapponata la pelle per la faciloneria con cui sono stati descritti, completamente aderenti a un cliché. La caratterizzazione degli antagonisti segue questo andamento anche fino alla fine. La terza, che segue e chiude questo argomento, è che scopri subito il cattivo, che ha una discreta caratterizzazione iniziale, ma sul finale si rovina per aderire al messaggio che il film vuole dare, ma diventando molto forzato, poiché, per come è andata la vicenda, è assurdo che persegua nelle sue azioni e nelle sue idee così ottusamente.

2) I disegni non mi facevano impazzire, soprattutto all'inizio. Li ho un po' rivalutati e in alcune scene mi sono piaciuti anche parecchio, ma non sono del tutto soddisfatta. Il design di Nimona non mi piace proprio. Questi, comunque, sono gusti personali.

Finiti i difetti, per me, del film, posso parlare di quel che mi è piaciuto. La storia, a parte per quanto già evidenziato, è ben scritta e mi ha trascinato ed emozionata. Ha anche diversi colpi di scena che sorprendono. Le scene d'azione, invece, oscillano un po'. Sempre nella famigerata parte iniziale, ho trovato i ritmi fin troppo veloci, direi improvvisi; al contrario, da metà film in poi, li ho trovati molto più azzeccati e mi sono goduta le scene molto di più. L'animazione se la cava meglio, a parer mio.

Trovo, comunque, che la cosa più riuscita sia stata la capacità della scrittura di trasmettere dei messaggi molto belli, senza renderli troppo didascalici e non sto parlando di inclusione soltanto.

Mi piace tantissimo che la storia abbia mostrato le conseguenze della paura e della disinformazione (vogliamo chiamarla ignoranza?), che stanno alla base della discriminazione. Risuona moltissimo quanto ha scritto Tahar Ben Jelloun in Il razzismo spiegato a mia figlia. E mi piace moltissimo il messaggio che porta Nimona stessa in ogni sua scena: io sono me stessa, anche se cambio, anche se non mi identifichi bene e ti confondo. Io non posso essere definita in un modo unico, perché mi sminuirebbe; farebbe il contrario, non mi comprenderebbe mai per intero, quindi non pretendere di includermi in una categoria, perché è troppo poco e nessuna parola mi definisce del tutto. Questo messaggio si applica a molti contesti della nostra esistenza (non solo ai più evidenti temi sulla fluidità), mi piace tantissimo e sono contenta che un film lo abbia trattato in questo modo, comprensibile, ma non nozionistico.

"Ti vedono solo in un modo, per quanto tu possa provarci."

A questo punto ho moltissima voglia di leggermi l'opera originale, che è stata pubblicata in un volume da Bao Publishing, anche perché sospetto che potrebbe essere superiore al film.

Il film è stato nominato agli Oscar nella categoria animazione, ma dovrà vedersela non tanto con Elemental, quanto con Spiderman: Across the Spiderverse e, soprattutto, con l'ultimo film di Miyazaki, Il ragazzo e l'airone. Devo ancora vedere Robot Dreams, che, dunque, non so quanto forte possa essere come avversario.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐

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