martedì 20 giugno 2023

Gli Spiderman di Miles Morales: la mia maratona domenicale nel multiverso

Ancora non avevo fatto in tempo a vedere il primo film, Spider-man - un nuovo universo, uscito ormai nel 2018 (era tra le priorità, ma a casa faccio veramente fatica a ritagliarmi lo spazio per i lungometraggi, specie se non polizieschi), che mi esce il sequel, Spider-man: across the Spider-verse. Entrambi si preannunciano come rivoluzionari per l'animazione e il concetto stesso di multiverso, che ormai sembra essere l'unico topos narrativo in molti franchise.


Ieri mattina mi sono dunque proposta di recuperare su Disney Plus il primo film di questa saga di Sony associata Marvel e nel pomeriggio sono andata al cinema a vedere il secondo.

Mi sono accorta subito di una cosa: la visione in sala per me rappresenta ancora la migliore esperienza di fruire il medium cinematografico, malgrado i bambini urlanti e scorrazzanti (sì, le madri non sanno più fare il loro mestiere, cioè tenere un bambino seduto al suo posto e parlante a un volume inferiore a quello delle aquile) e altri membri del comparto genitoriale, chiaramente boomer, che forniscono spiegazioni immaginarie ai figli (urlando molto più dei bambini), del tipo "non lo so chi è spiderwoman" in una scena in cui c'è una tizia con un costume bianco da spider-(wo)man. Ho infatti mantenuto l'immersione nella visione comunque molto di più che sul divano di casa, dove la famiglia interrompe o io mi distraggo anche per altre ragioni.

Forse è per questa ragione che il primo capitolo mi è piaciuto, ma non tanto quanto mi è piaciuto il secondo, proprio per il diverso grado di immersione e anche per la grandezza e la vividezza dei colori sul grande schermo (che pure era quello di un cinema di paese e non una sala di alto livello di un multisala). Le storie sono molto carine in entrambi i film, ma il livello di trascinamento nella storia per me è stato superiore nel secondo episodio.

Spider-man un nuovo universo

In questa origin-story del personaggio di Miles Morales, a New York questo giovane portoricano sta cercando di ambientarsi nella nuova scuola privata a cui i suoi esigentissimi genitori lo hanno iscritto e affrontando l'adolescenza ricercando la compagnia dello zio artista (così diverso dal padre che invece è poliziotto), quando viene morso dal classico ragno velenoso. Ma, attraverso un simpatico gioco di presentazioni, che si ripresenterà costante in tutti i 257 minuti che compongono la dilogia finora prodotta, dovuto alla natura stessa di un film ambientato in un multiverso, scopriamo che prima di Miles in realtà c'era già un Peter Parker che era lo Spider-man ufficiale di questo mondo.

Poco dopo aver scoperto i propri super poteri, Miles si ritrova faccia a faccia con Peter-spiderman, che ne riconosce i poteri-ragno e gli promette di aiutarlo a gestirli, mentre è intento a cercare di bloccare un acceleratore di particelle che Kingpin vuole usare per entrare in altri universi paralleli. Nello scontro con gli scagnozzi di Kingpin, tra cui Prowler e Goblin, quest'ultimo spinge Peter nel flusso di particelle dell'acceleratore acceso, provocando tre effetti: si genera un'esplosione durante la quale Spider-man viene ferito, si sono generati dei buchi spazio-temporali che porteranno in questo universo alcune spider-persone provenienti da altri mondi, Peter-spiderman chiede a Miles di finire il lavoro di distruzione del progetto di Kingpin poco prima che quest'ultimo lo finisca.

Miles si ritrova così solo a imparare a gestire i suoi poteri e a portare a termine la missione affidatagli da Peter, finché non incontra gli altri Spider- arrivati dalle altre dimensioni.

E questi Spider-personaggi sono una bomba! Riprendono vari stili di fumetto (dal manga ai Looney Tunes passando per il noir) e hanno caratterizzazioni, storia pregressa e poteri unici, anche se non c'è troppo tempo per approfondirli tutti. Il focus è su Miles e Peter B. Parker.

L'animazione è favolosa come era stato profetizzato: ha molti tratti fumettistici e psichedelici, che sono freschi e originali. Mi sono piaciute moltissimo le apparizioni in certi momenti specifici dei classici riquadri di testo dei fumetti per mostrare il sovraffollamento dei pensieri di Miles oppure delle onomatopee.

La storia è carina: è sia una storia delle origini, quindi parecchio incentrata sull'introdurre i personaggi e su mostrare Miles alle prese con il classico apprendere come si gestiscono i poteri, sia un pochino racconto di formazione, perché si parla di un adolescente che evolve, ma non è il solo personaggio a maturare. Il tutto è affrontato con grande leggerezza, con una comicità efficace ma moderata e condita di abbastanza azione: quando Miles è pronto a "sentirsi" uno spider-man, la dimostrazione dei suoi poteri è visivamente bellissima.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐

Spider-man: across the spider-verse

La storia prosegue 18 mesi dopo la risoluzione della prima avventura: Miles ora è il solo spider-man del suo universo e deve orientare la sua futura carriera scolastica tra i mille impegni da super eroe. Il film però parte da un'altra protagonista-ragno, ovvero Gwen Stacy, incontrata nel primo capitolo, che viene reclutata da una squadra di spider-eroi provenienti da innumerevoli mondi paralleli, che sembrano proteggere le trame di questo enorme multiverso. Senza addentrarci di più nella trama, anche Miles sarà coinvolto nelle vicende, avendo l'opportunità di visitare altri universi e di incontrare altri eroi dotati di poteri simili ai suoi.

Rispetto al primo episodio non sono dunque personaggi di altre terre ad arrivare in quella di Miles, ma piuttosto il contrario. Cambia leggermente anche il tono, soprattutto in alcuni momenti del film, divenendo leggermente più cupo. Intendiamoci: le risate sono assicurate, ma le tematiche diventano più gravi a mano a mano che si progredisce nella trama, entrando in gioco il futuro dei cari che fanno parte della vita delle spider-persone e anche la stabilità stessa dei mondi.

Assistiamo anche a un maggior approfondimento di alcuni personaggi, ma non di tutti (il film, del resto, è molto più lungo del primo, ma non abbastanza per scendere nei dettagli con tutti i numerosi eroi): Miles e i suoi genitori, Gwen. I nuovi spider-eroi sono solo introdotti o accennati. Anche stavolta si sono sbizzarriti a creare personaggi originali e persino molto divertenti, ponendo l'accento quasi sempre su caratteristiche da caricatura. Ero stata informata prima della visione dell'esistenza di un personaggio che avevano impiegato tre anni ad animare completamente, per via del suo essere fatto "della stessa materia di cui sono fatti i graffiti", con ogni graffito animato in maniera autonoma: un risultato visivamente molto riuscito e bello da vedere. Anche il primo piccolo avversario che si incontra all'inizio del film, un avvoltoio disegnato come se fosse un modello leonardesco, ha una grafica e un'animazione che mi hanno fatto impazzire dalla contentezza.

L'animazione supera quella del primo film. C'è stato tanto lavoro dietro questo progetto e si vede sia nella tecnica animata, sia nella sceneggiatura, che è coerente, ben scritta, evolve verso un climax di tensione emotiva, avvincendo completamente lo spettatore e poi lasciandolo sospeso con aspettative altissime: infatti sono rimasta interdetta quando la vicenda si interrompe a metà. In teoria lo sapevo, dovevo averlo letto o sentito da qualche parte, perché l'annuncio al termine dei titoli di coda del prossimo capitolo, intitolato Beyond the Spider-verse, mi è suonato familiare. Non di meno, sono rimasta spiazzata e ne avrei voluto ancora, ne avrei voluto di più.

Il film dura due ore e un quarto (35 minuti oltre la durata del primo film), che, con onestà, devo dire di non aver sentito, arrivando alla conclusione pensando "ma come? è già finito?", tranne che in una parte: il discorso di Rio, la madre di Miles, al figlio. Sia per la lunghezza del discorso, sia per un paio di pause che si sentivano (insolito in un film d'animazione), anche se capisco che questo dialogo e l'analogo col padre servissero a enfatizzare il rapporto coi genitori ai fini proprio dell'evolversi della trama, è stato il solo momento in cui invece ho pensato "ma quanto ci mette? quando finisce questa scena?". Inoltre la mia mente continua a cogliere collegamenti sia con Beau ha paura, sia con Lo faccio per me, anche se per fortuna la sfumatura "madre castrante" è stata presto spiazzata da "madre comprensiva, sebbene un filo ansiosa e attaccata al figlio". A me sembra in atto una rivoluzione nel modo di rappresentare gli affetti: costruire figure genitoriali che siano al tempo stesso centrate ed equilibrate, ma anche in grado di mostrare le difficoltà che si trovano davanti i genitori a crescere dei figli, cosa che giustifica eventuali eccessi, prendendo anche un pelo in giro i loro difetti, che è normale e più che accettabile che abbiano, poiché esseri imperfetti come siamo tutti, ma pieni di buona volontà e spesso di precetti. Chapeau. Questo è un modo realistico e non affettato (sì, sto lanciando una frecciatina a Un mondo misterioso), ma neppure tossico per forza, di gestire il rapporto figli-genitori, una strada che possa anche essere un esempio, perché insegna qualcosa che le vecchie generazioni non erano in grado di fare: dialogare con gli altri esseri umani per spiegare come si sentono.

Riguardo al cattivo, questo passa da essere una macchietta (era doveroso dirlo così) a un villain piuttosto complesso da gestire: il suo evolversi si rispecchia anche nell'aspetto fisico. Non ha però un minutaggio molto alto, anche se viene tratteggiato chi era prima, come diventa quel che è e quali sono i suoi propositi e le sue motivazioni.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐⭐

In conclusione di tratta di due prodotti estremamente ben fatti, molto al di sopra dei film supereroistici che escono abitualmente da qualche anno a questa parte: sono ben scritti, hanno trame avvincenti (nel secondo film più ancora che nel primo) e fresche, sfruttano tecniche ultra moderne di animazione (e sempre di più mi viene da domandarmi perché la Disney si ostini a fare reboot in live-action quando ormai le tecniche animate offrono la possibilità di fare molte più cose rispetto alla CGI, con risultati molto più gradevoli in termini estetici e anche di credibilità). I personaggi sono piacevoli, le loro storie mi hanno appassionata e non vedo l'ora di tornare al cinema a vedere Spider-man: Beyond the Spider-verse.

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