Quando accade un incidente e una morte non precisamente classificabile, si apre un'inchiesta per capire cosa è accaduto. Ecco, Anatomia di una caduta di Justine Triet fa questo: analizza ogni momento, dinamica e circostanza intorno a quell'incidente da ogni punto di vista.
Qua siamo sulle Alpi francesi e l'incidente è un caduta da una finestra di un uomo, Samuel, che sta ristrutturando quel preciso piano di questa baita, dove si è trasferito con la sua famiglia da qualche tempo. Le circostanze sono abbastanza sospette: quando l'uomo cade in casa c'è solo sua moglie, Sandra, con la quale i rapporti sono ambigui (ha appena interrotto una sua intervista da parte di una studentessa a sua moglie, che fa la scrittrice, mettendo la musica altissima).
Sono una coppia felice o litigano continuamente addossandosi le responsabilità dei loro fallimenti e della cecità del figlio, Daniel? Quella caduta è un incidente, un suicidio oppure Sandra l'ha ucciso?
Ognuna delle perizie sulla scena del crimine e sugli elementi che emergono nel corso delle indagini è interpretabile in ciascuna delle tre possibilità. Questo è un giallo giudiziario e Sandra è costretta a chiamare il suo amico avvocato, Vincent Renzi, per difendersi al processo contro di lei.
Le dinamiche sono molto interessanti: mi è piaciuta moltissimo la speculazione in ogni possibile senso dello stesso elemento (macchie di sangue, una registrazione, una conversazione, un'altra ancora, una perizia psichiatrica, i ricordi di ciascuno) che diventa prova d'accusa o di difesa a seconda di chi la descrive, di chi l'imbraccia.
Tuttavia non ho compreso alcuni meccanismi del processo e non so se questo dipende dal fatto che in Francia la procedura giudiziaria è diversa da quella che finora ho percepito da libri e film su processi principalmente italiani o americani. Quel che non mi è tornato è che i testimoni non erano tenuti solo a esporre i fatti per come li ricordavano o per come li avevano appresi, ma erano invitati a specularci su, a ricavarne delle ipotesi o finanche delle fantasie che avrebbero potuto spiegare i fatti. L'accusa principalmente specula e immagina, utilizza brani dei romanzi dell'autrice per trovarci le tracce di un omicidio contemplato già molto prima di compierlo, mescolando costantemente realtà e fantasia. Non risparmia inoltre frecciatine, battute, anche cattive, cercando di sminuire l'accusata.
La difesa tenta dunque continuamente di distinguere fatti e ipotesi e di contestualizzare elementi che presi singolarmente ed estrapolati dal loro contorno appaiono colpevolizzanti, mentre Sandra continua a spiegare che sono una parte e non il quadro complessivo.
Mi è piaciuto tantissimo anche il ruolo di Daniel, che è molto difficile: il dibattito verte sulla sua disabilità, sul suo diritto a sapere, a capire cosa è successo a suo padre, ma anche a testimoniare a favore o contro sua madre, ma senza che i suoi ricordi vengano sminuiti perché bambino o perché ipovedente o perché affettivamente legato alla madre.
Le figure che ruotano intorno a Daniel cercano di proteggerlo: la madre lo esorta a dire la verità perché non potrà nuocerle, mentre la giudice nomina una garante della sua testimonianza, col compito di vigilare che la madre non influenzi il bambino, ma dialoga anche con lui per invitarlo a non assistere a fasi dure del processo. Daniel dovrà infatti venire a conoscenza di fatti crudi relativi alla morte del padre e ai rapporti tra i suoi genitori. L'altra figura cruciale per tanti aspetti che vigila su Daniel è il cane Snoop, che si è anche vinto meritatamente il Dog Palm (io continuo a domandarmi una certa scena come l'abbiano realizzata e se si tratti di addestramento -e allora chapeau- o di altro, ma sarebbe crudeltà sugli animali e nel 2023 credo che non sia più possibile).
Riguardo la regia, ci sono molti movimenti di macchina che seguono le azioni, seguono l'attenzione dello spettatore che si sposta come nelle partite a tennis da un performer all'altro, persino con un singolare movimento avanti-indietro in una precisa scena.
Il film dura due ore e mezza, ma è raccontato così bene, gli eventi si succedono in modo così incalzante, che il ritmo non cala mai e così l'attenzione. Non annoia, anzi si resta rapiti e interessati all'andamento del processo. Ci facciamo le nostre teorie nel corso del dibattito e vogliamo sapere come va a finire e dove sta la verità: a un certo punto le prove convergono verso un certo punto e lasciano pochi dubbi.
Giudizio: piacevole, ben scritto, molto interessante, convincente ⭐⭐⭐ 3/4