martedì 7 novembre 2023

Esordio alla regia di Claudio Bisio: L'ultima volta che siamo stati bambini

 La prima volta di Claudio Bisio alla regia lo vede impegnato in una storia sulla Seconda Guerra Mondiale, trattando un tema delicato e importante, da un punto di vista molto particolare: quello dei bambini.


Italo (Vincenzo Sebastiani), Cosimo (Alessio Di Domenicantonio), Riccardo (Lorenzo Mc Govern) e Vanda (Carlotta De Leonardis) sono bambini che giocano insieme nel cortile di un quartiere romano proprio nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, tra attacchi aerei e sotto un regime fascista che si è compromesso con i tedeschi fino al punto di aiutarli a deportare gli ebrei nei campi di concentramento.

È quello che origlia Italo, figlio di un federale fascista (Bisio), in una riunione del padre con un alto militare nazista: così scopre cosa sta succedendo quando Riccardo, di famiglia ebrea, scompare qualche giorno dopo. I bambini capiscono che un misterioso treno si è portato via il loro amico e decidono di andare a salvarlo seguendo i binari dalla stazione Termini fino alla Germania.

Sulle loro tracce si mettono a inseguirli il fratello di Italo, Vittorio (Federico Cesari), militare fascista a riposo per una ferita di guerra, e Suor Agnese (Marianna Fontana), religiosa del convento in cui Vanda è ospitata in quanto orfana, molto affezionata alla bambina.

I tre ragazzi hanno tutti storie tristi alle spalle, ma affrontano con allegria e col gioco tutto il viaggio alla ricerca di Riccardo. Italo si sente disprezzato dal padre, che considera il fratello maggiore il perfetto esempio, mentre Italo non sarebbe mai all'altezza. Cosimo è orfano di madre e ha il padre in esilio, quindi vive con il fratellino e con un nonno che riesce a stento a mantenerli. Vanda sogna di essere adottata, ma è troppo grande per piacere a degli aspiranti genitori.

È solo il punto di vista di un bambino che può domandarsi come mettere insieme gli insegnamenti del padre che gli dice che gli ebrei sono il "male del mondo" col fatto che il suo amico ebreo sia in tutto e per tutto nel fisico proprio "l'ariano" che sempre il padre gli descrive e soprattutto come inglobare il fatto che quel bambino è simpatico e che gli vuole bene.  È solo l'ideale di un bambino che può condurre i tre ragazzi ad affrontare fatica, fame e paure per l'avventuroso viaggio al salvataggio di Riccardo.

Riguardo alla politica, Vittorio e Agnese, col loro continuo dibattito, si renderanno portavoce di opposti ideali: quello fascista e militare, inculcato nelle menti degli italiani dal regime e quello pacifista, guidato dall'amore per l'altro (in lei ispirato chiaramente dalla religione).

Le interpretazioni sono state buone, soprattutto quelle dei bambini, veramente straordinari a reggere la telecamera così bene e così a lungo. Lo sguardo dolcissimo e sperduto di Cosimo quando pensa alla mamma è tenerissimo.

Il film è stato divertente e mi è piaciuto. Per lunga parte ho ritenuto che la tematica della shoah (ma anche quelle del fascismo quella dei partigiani -guerra civile nella guerra-, accennata proprio en passant) venisse trattata con troppa leggerezza, però il punto di vista della narrazione è quasi sempre quello dei bambini (è meno giustificabile il teleromanzo di Vittorio e Agnese), dunque volutamente lieve. In effetti il finale è una stilettata al costato e giustifica il titolo del film.

Giudizio: ⭐⭐⭐ 3/4

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