Undicesimo lungometraggio del regista coreano Park Chan-wook, che ho conosciuto per la prima volta con questa pellicola, Decision to leave è un thriller e una drammatica storia d'amore.
Qualcosa turba la vita e, soprattutto, il sonno del detective coreano Jang Hae-jun. Il detective vive in un'altra città rispetto a sua moglie e torna a casa solo nel week end, mentre durante la settimana si impone turni massacranti e spesso notturni.
In questa atmosfera di irrequietezza e dalle tinte cupe Jang si imbatte in un caso molto strano: la morte di un uomo che sembra un incidente in montagna. La moglie cinese, Song, vittima di violenza domestica da parte del marito, però risulta sospetta e Jang indaga su di lei per capire se in realtà non si tratti di un omicidio mascherato da incidente. La donna incuriosisce e attrae il detective, già stremato dal poco sonno, rendendolo ancora meno lucido nelle indagini.
Cosa si nasconde dietro le storie di Jang e Song? La trama si infittirà sempre di più e vale la pena di seguirla per arrivare al bandolo della matassa.
Il regista piazza anche un paio di colpi di scena imprevisti e un finale abbastanza spiazzante.
Non mi ero mai confrontata con il cinema di Park Chan-wook e, in generale, conosco a malapena il cinema coreano, eccettuato Parasite. Si tratta sicuramente un modo di fare cinema molto attento a cosa mettere in scena per passare determinate informazioni, indizi, emozioni.
Decision to leave è un film psicologico, che analizza le emozioni e i pensieri dei personaggi (soprattutto di Jang, mentre Song è più criptica e lo sarà fino in fondo), essenziali nella dinamica della storia, nel meccanismo del thriller. Persino gli oggetti in questa messa in scena non sono casuali e aiutano a costruire il racconto o a delineare i personaggi. Il ritmo risente un po' di questo aspetto e in alcuni momenti, soprattutto a metà/tre quarti della storia, mi ha un pochino annoiata, complice anche la durata di due ore e un quarto di film.
Tuttavia il film è comunque interessante e per me ha rappresentato una novità: ha una storia originale, interessante, anche intrigante. Mi sono molto piaciuti i personaggi, soprattutto Song, così indecifrabile e incantevole, sulla quale sicuramente è stato fatto un attento lavoro di scrittura. Anche le recitazioni sono notevoli e piuttosto diverse da quelle occidentali. Non a caso Tang Wei è un'attrice molto nota a oriente ed è stata voluta per questo film dal regista e dallo sceneggiatore (Jeong Seo Gyeong), che forse già pensavano a lei quando hanno scritto il personaggio.
Probabilmente una seconda visione e una più approfondita cultura dei film orientali in generale (e coreani in particolare) mi permetterebbe di apprezzare meglio questa pellicola, per la quale la mia opinione è comunque favorevole, ma, al momento, tiepida.
Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2022, dove il regista ha vinto il Prix de la mise en scène, ed è stato candidato come miglior film straniero ai Golden Globes e ai BAFTA 2023.
Giudizio: ⭐⭐⭐ 1/2
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