domenica 8 gennaio 2023

Il sequel di Avatar che tutti (tranne me) stavano aspettando: La via dell'acqua

 L'ho già detto, non sono una fan dell'originale, ma sono andata anche io a vedere il film più atteso del 2022 (e forse degli ultimi tredici anni), non di corsa, certo, ma sono andata durante le feste natalizie, entro un mese dall'uscita. Le mie aspettative sul fronte della storia erano modeste (la verità è che m'attendevo un'americanata come nel primo film), ma sul fronte della spettacolarità invece erano molto alte, amplificate dalle buone impressioni che passavano di bocca in bocca dall'uscita in sala il 14 dicembre 2022. Affinché riuscisse a essere nominato ai Golden Globes 2023, negli USA c'è stata un'anteprima mondiale il 6 dicembre, mentre le candidature sono state annunciate il 12 dicembre.


Del (anzi dei) sequel si parlava da anni, praticamente da subito dopo che era uscito Avatar e che aveva avuto così ampio successo, finché già prima della pandemia erano stati annunciati addirittura quattro seguiti, che avrebbero dato modo a Cameron di sbizzarrirsi a espandere Pandora. Naturalmente La via dell'acqua ha dovuto attendere la fine della pandemia da COVID-19 per puntare a incassi che potessero eguagliare e possibilmente superare quelli del primo film (a oggi, 8 gennaio 2023, il film ha raggiunto il miliardo e 700 milioni di dollari a livello mondiale e ha superato i 36 milioni di euro in Italia). Al momento attuale la programmazione dei prossimi tre film prevede uno scaglionamento di due anni in due anni, terminando la saga per la fine del 2028. Avatar 2 e 3 sarebbero addirittura stati girati insieme, (e a ruota libera sarebbero poi partite le riprese di una parte del quarto film) sottintendendo un collegamento importante tra le due pellicole, anche se Cameron aveva garantito storie autoconclusive per ciascun capitolo, ma dopo la visione di qualche giorno fa proprio autoconclusive non potranno essere. I personaggi sono dichiaratamente gli stessi, anzi le riprese quasi simultanee servono anche a non far invecchiare eccessivamente gli interpreti più giovani, soprattutto quelli non "in blu", che non si possono ritoccare in digitale.

Inoltre, si narra che le riprese siano state molto impegnative. Sono state divise, a oltre un anno di distanza, in quelle effettuate in performance capture, dentro due gigantesche vasche, una sopra e una sott'acqua, costringendo cast e troupe a trattenere il fiato sott'acqua (tanto che Kate Winslet avrebbe battuto Tom Cruise nel precedente record di apnea, arrivando, dopo un bell'allenamento, a sette minuti e 14 secondi), e in live-action. Naturalmente anche la tecnologia che è stata usata ha superato le tecniche di ripresa del film originale: nuove telecamere per le riprese in performance capture, nuove telecamere per le riprese live action che esaltassero al massimo il 3D, nuovi software di elaborazione delle immagini.

Ma infatti, dal punto di vista della tecnica, dell'immersività del 3D, della fotografia, degli effetti visivi, insomma di tutta la parte tecnica, al film non si può dire nulla. Sono stati creati altri animalini deliziosi per la nuova ambientazione oceanica, che sono incredibili da vedere. I problemi sono a livello della storia, come sempre, e anche un po' del ritmo.

La prima mezz'ora/quaranta minuti è stata lentissima e claustrofobica: ho veramente temuto di non reggere le tre ore e dieci (e non per la tenuta della vescica). In piena continuità col primo film, la storia ripropone le stesse dinamiche e la stessa lentezza. Sully ha messo su famiglia (tre figli propri e una adottata, più quasi un quarto, che è umano perché proviene dalla base marine dove è stato abbandonato, e che è cresciuto credendosi anche lui un gorilla Na'vi), ma te lo racconta così con calma che alla scena dei grani m'ero già stufata. Ci sono mostrati i personaggi del film precedente, sempre per continuità, per non dimenticarceli, anche se non saranno centrali alla vicenda: la dottoressa Augustine, il cui avatar in qualche modo ha generato una delle figlie di Sully, Selfridge in un brevissimo cameo, Spellman e l'altro collega del laboratorio. E per essere sicuri di ricominciare tutto da capo, tornano gli americani, le astronavi (bellissime devo dire) che ricominciano a distruggere la natura di Pandora, Neytiri ne resta distrutta e piange, Sully e consorte guidano la resistenza, gli americani complottano piani nei loro laboratori a terra o in volo. Insomma un copione già visto. Mi sono creduta persa.

Ma la cosa peggiore che m'ha fatto rabbrividire e scoppiare a ridere nello stesso momento è stato scoprire chi è il cattivo del film. Il Terminator del primo film, ucciso a frecce, è morto, ma hanno creato, per lui e per altri soldati deceduti nelle battaglie contro i Na'vi, degli avatar in cui impiantare i ricordi che avevano registrato (come faceva Sully quando faceva il marine) e da rimandare su Pandora. Sembra una boiata, vero? Infatti. La mia reazione è stata circa quella di Malefica ne La bella addormentata nel bosco quando gli sgherri le comunicano che per quindici anni hanno cercato una neonata: tredici anni per fare uscire questo film e il cattivo è riciclato? Va bene che la sceneggiatura l'hanno scritta prima, ma sforzi non ne hanno fatti. Tanto più che (re)introdurre il personaggio del colonnello Quaritch (il cui attore si intravede nello stesso cameo in cui compare Ribisi) crea un buco di trama. Infatti, la generalessa dichiara che le intenzioni dell'esercito, inviato su Pandora, è rendere meno ostile il popolo Na'vi perché la Terra ha esaurito le sue risorse (apprezzo lo spunto di riflessione ambientalista della dichiarazione) e Pandora dovrà accogliere gli umani. Stando così le cose, non si capisce perché, nel momento in cui la famiglia Sully decide di migrare tra i popoli del mare per non essere e non rendere il popolo il bersaglio degli attacchi americani, l'esercito nemico decida comunque di investire le sue risorse nel dargli la caccia. Che lo voglia Quaritch per vendetta, anche se a questo avatar saranno date caratteristiche proprie che forse un pochino lo differenziano dal colonnello originale, è comprensibile, ma che diventi l'obiettivo strategico più importante non torna.

Di fatto, comunque, dopo questa parte terribilmente noiosa e ripetitiva delle dinamiche del primo film, la famiglia Sully abdica e si trasferisce in una nuova location e, cominciando a succedere qualcosa, cambia il ritmo: la famiglia ha difficoltà ad ambientarsi, ma li vediamo provare e riprovare a conoscere abissi, creature marine e la popolazione del nuovo villaggio, famiglia reale compresa, mica tanto contenta di essersi ritrovata in casa questi portatori di guai. A questo punto la storia si interseca anche con quella di Moby Dick. L'esercito americano per scovare i fuggitivi si appoggerà infatti a dei balenieri che cacciano per il loro olio questi cetacei, i tulkun, sacri per il popolo che ospita la Sully family. Il messaggio è molto chiaro e la scena che riguarda uno di questi esemplari è la più cruda, drammatica e, per il suo senso ecologista, bella del film. Da questo momento il ritmo accelera ancora e lo rende finalmente un film action di grande spettacolarità (anche se m'è scappato da ridere quando è diventato evidente che Cameron ha riproposto intere sequenze del Titanic) e con un gran finale, sebbene triste, ma questo senso di tristezza è un po' il leitmotiv della saga.

La recitazione non si può valutare. Tecnicamente che è strabiliante non si può negare. Effetti speciali, fotografia, sonoro sono altissimi e sono andata a vederlo in una sala IMAX apposta per godermi lo spettacolo. D'altro canto non sono così soddisfatta della regia, ma Cameron lo sappiamo che ha questo difetto: non è un regista asciutto, penso che persino lui ne sia conscio, e io preferisco altre regie. La lunghezza è veramente eccessiva, non solo perché senza intervallo dopo un paio d'ore non si sa come fare a non andare in bagno (l'immersività la spezza la prima mezz'ora, non un intervalluccio), ma proprio perché una mezz'ora si poteva tagliare davvero. L'ultima parte del film comunque è molto bella e il messaggio che è reiterato merita grande rispetto.

Cosa mi è piaciuto: spettacolarità, 3D impressionante, fotografia, creature marine favolose (ma un po' pochine), ultimi quaranta minuti del film, messaggi animalisti e ambientalisti

Cosa non mi è piaciuto: sceneggiatura, regia, villain, prima mezz'ora del film, ripetizione di schemi, autocitazione del Titanic, lunghezza assolutamente diminuibile 

Giudizio: sembra tre film diversi e consecutivi, comunque per me migliore del primo capitolo ⭐⭐⭐1/2

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