Quando nel 2009 uscì in sala lo mancai. E me ne infischiai pure per due motivi: non mi attraevano gli omini blu e mio zio mi disse che era una figata visiva se lo potevi vedere in 3D, ma che per la storia era identico a Pocahontas. Era l'epoca in cui stavo in fissa con i film degli anni Quaranta e col cinema di Hitchcock, quindi mi stava bene così.
Anni dopo mi dispiacque essermi persa un film considerato un capolavoro visivo, vincitore di tre premi Oscar (fotografia, scenografia, effetti speciali), però mi scocciava vedermelo non in 3D. Poi annunciano l'uscita del sequel a dicembre 2022 e la riedizione tre mesi prima e capisco di non poter perdere l'occasione. Dunque cosa dire dopo tredici anni dall'uscita in sala?
Non molto, poiché l'intero mondo avrà avuto ampio margine di esprimersi nel frattempo, però di pancia pure io voglio dire la mia. In un mondo in cui il pubblico è diviso tra chi lo ama e chi lo odia, io vi trovo sia pregi, sia difetti. Naturalmente non parlo da fan (si vede dalla latenza della visione dall'uscita e anche dal fatto che me ne è importato poco sia prima sia adesso), però gli trovo più pregi che difetti. Parto da questi ultimi:
La trama è un'americanata.
Sì, non ci si può girare troppo intorno: gli americani invadono un nuovo pianeta per appropiarsi della materia prima chiamata unobtanium (=oro); l'ex marine Jake Sully (=John Smith, anche se è più antipatico pure di quello originale), che ha perso l'uso delle gambe, è disposto a rimpiazzare il fratello morto, con cui condivide il DNA, ricercatore in un progetto di studio sul mondo naturale di Pandora, per utilizzare uno di questi avatar fatti su misura e comandabili con collegamento neuronale. Inizia come ricercatore per la dottoressa Grace Augustine, innamorata della cultura e della natura di Pandora, passa però a fare la spia per il cattivone simil-Terminator-Clayton-di-Tarzan che vuole far fuori tutti in quanto si ritiene di una razza superiore, pur di arrivare al metallo agognato da Parker Selfridge (=Ratcliffe). Poi ci ripensa perché si innamora a sua volta del mondo dei Na'vi e della figlia dei capi, Neytiri (=Pocahontas), promessa sposa del futuro capo della tribù, Tsu'Tey (=Kocoum). C'è anche un pizzichino di Jurassic Park perché ci sono i dinosauri volanti da cavalcare, che sono bellissimi. In generale è proprio Pocahontas con contaminazioni varie, ma in salsa americana e meno tarallucci e vino, perché va un po' più a schifio che nella storia Disney. Il tutto però non è un difetto, manca solo di originalità, è un "gia sentito".
Ricorda altri film semplicemente perché i personaggi sono molto stereotipati.
"Gl'è" lungo e in certi momenti palloso.
Questo è il problema più grosso del film: questo, non la trama. Tutta la parte in cui il protagonista esamina la sua coscienza e tutta la parte incentrata sui rapporti degli americani che litigano (buoni vs cattivi) è lentissima e noiosa. Poteva essere saltata tutta questa parte (o perlomeno accorciata molto) per lasciare spazio ai lati positivi del film:
Visivamente è spettacolare.
Il mondo di Pandora, con le sue piante colorate e fluo e gli animali "fantastici" (adattamenti dei nostri cavalli, uccelli, lupi, etc) è una figata.
Il 3D è incredibile (soprattutto considerato che di solito mi dà un sacco noia e non mi dà mai soddisfazione).
A tratti è emozionante: non da lacrime, ma la scena dell'albero casa e anche quella dell'albero sacro hanno un impatto notevole.
In conclusione: la storia non è un granché, ma è un film che ha fatto la storia degli effetti visivi e che, nonostante sia noiosino nel primo tempo abbondante, riserva qualche scena che appassiona.
Giudizio: ⭐⭐⭐
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