Nel 1976 un golpe militare pose fine al governo democratico retto da Isabel Martinez, la terza moglie di Perón che gli succedette come Presidentessa della Repubblica alla di lui morte, e instaurò una dittatura militare (ben vista durante la Guerra Fredda dagli USA), nel cosiddetto Processo di riorganizzazione nazionale. La nuova Giunta Militare, col pretesto di sedare una fantomatica guerra civile, si prefissò di reprimere qualunque tentativo sovversivo comunista o peronista: i possibili o presunti dissidenti e tutti coloro, amici o familiari, che potevano avere informazioni su ribelli furono prelevati da militari e fatti sparire, portati in luoghi segreti di detenzione, interrogati, torturati e, spesso, uccisi. Si ipotizza che 30.000 persone siano scomparse (desaparecidos) in questa guerra sporca, un sistematico piano di instaurazione di un regime di terrore. Nel 1983 la sconfitta contro gli inglesi nella guerra per il controllo delle isole Falkland (o Malvinas per gli argentini) e la denuncia contro i crimini commessi contro i civili, che cominciava a farsi sentire anche all'estero, per esempio attraverso le manifestazioni non violente delle Madri di Plaza de Mayo, le madri di desaparecidos che ogni giovedì si riunivano per mezz'ora in cerchio nella piazza con in testa un fazzoletto bianco, indebolirono la dittatura, costringendola a indire elezioni democratiche, che furono vinte da Raúl Alfonsín, che fece iniziare indagini contro i generali della Giunta militare.
Il film, disponibile su Prime Video da ottobre 2022, è stato molto interessante e ha esposto la storia con ordine e chiarezza, cercando di mostrare la storia dell'instaurazione del processo, dei molti risvolti politici e, al contempo, cercando di fornire spaccati di vita privata dei due stoici procuratori che guidavano l'accusa. Le testimonianze sono molto forti, un cazzottone nello stomaco e, in generale, il film non è di lieve digestione, affrontando di petto gli orrori del periodo della Riorganizzazione e le ipocrisie della successiva democrazia.
È un film composto, con un ritmo non lento, ma costante e che si prende il tempo, neanche abominevole, ma comunque importante (2 ore e 20 minuti), per raccontare i fatti.
L'ambientazione è opaca, sembra un film girato negli anni Ottanta, ma ha una fotografia molto curata e pulita. La scrittura è asciutta e priva di populismo o di idolatria verso i protagonisti, anche se la loro compostezza non basta a farceli apparire modesti funzionari pubblici nell'esercizio dei loro doveri, come ripete Strassera nel film. Proviamo simpatia per i modi e i valori di Strassera, apprensione per i suoi familiari, compatiamo la situazione familiare di Moreno-Ocampo e troviamo brillanti e scanzonati i giovani membri della squadra di accusa e il personaggio di Carlos Somigliana.
Il film è stato candidato come miglior film straniero a tutti i principali concorsi di quest'anno, Venezia, Golden Globes, BAFTA, Critics' Choice Awards e Oscar, vincendo il Golden Globe e il premio FIPRESCI alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Giudizio: Per me non ha guizzi particolari, ma è ben fatto e molto interessante. ⭐⭐⭐ 1/2