L'adattamento, scritto e diretto da Edward Berger, di Im Westen nichts Neues di Erich Maria Remarque è stato presentato al Toronto International Film Festival e non è stato solo candidato come miglior film straniero a Golden Globes, BAFTA e Oscar, ma per questi ultimi ha collezionato nove nomination totali (film, sceneggiatura non originale, fotografia, scenografia, trucco-acconciatura, effetti speciali, sonoro e colonna sonora, oltre a quella già citata). Il film si può trovare sulla piattaforma Netflix dallo scorso anno.
La storia è quella di alcuni giovani tedeschi, Paul e i suoi amici, che si arruolano nella Grande Guerra, convinti che avrebbero vissuto un'avventura da eroi e che, anche grazie a loro, la Germania avrebbe conseguito una vittoria schiacciante in breve tempo. Ma oltre a non essere di rapida risoluzione, il conflitto si rivelerà lontanissimo dalla gloriosa avventura che si attendevano. Mentre gli viene consegnata la divisa i ragazzi fremono d'impazienza, ignari che quelle casacche hanno vestito altri soldati che hanno conosciuto una triste fine. E poi il fango, la trincea, il terrore, il freddo, il lutto, la nostalgia di casa, dei genitori, delle fidanzate, la durissima vita di stenti. La guerra, senza poesia né retorica e senza nemmeno insistere sulla spettacolarità delle uccisioni, senza alcun intento splatter, ma senza negare la crudezza atroce delle trincee e delle battaglie, contrapposte alle scenografie scintillanti dei palazzi e dei treni in cui si decidono le sorti del conflitto. La storia principale si alterna, infatti, con le trattative della delegazione tedesca, tra cui figura Matthias Erzberger (Daniel Brühl) con quella francese, che, come sappiamo, imporrà a Compiègne le condizioni che porteranno alla pace infame, che tanta parte avrà nel destino degli anni a venire.
Ogni avanzamento di un esercito o di un altro è futile e quasi ridicolo. L'intento del film è mostrare con schiettezza la quotidianità dell'attesa, delle privazioni, della paura, la brutalità degli scontri, l'agonia dei feriti, l'ammasso di corpi maciullati con un livello di spietatezza e al contempo di oggettività estremo. I piccoli dettagli, le uniformi, le medagliette, i pasti sottolineano le miserie e i fugaci destini dei soldati. L'angoscia è scandita da una colonna sonora il cui tema principale è già iconico: tre note che ci trasmettono paura.
La scena dei carri armati ha una potenza visiva ed emotiva da pelle d'oca: è semplicemente agghiacciante. Regge meno il confronto con il libro la sequenza "Camerade", che è una delle ragioni principali della fama del romanzo, col brano riportato su ogni antologia didattica.
È certamente molto dura affrontare la visione di questo film (e ho temuto moltissimo due ore e mezza di un film di guerra, che come genere non è certo dei più divertenti), ma è un'esperienza emozionante e visivamente grandiosa: ha una fotografia straordinaria, precisa e limpida anche nei momenti più oscuri (al momento mi sbilancio a tifare per questo film in questa categoria). Gli armamenti e gli scontri sono bene evidenziati dagli effetti speciali e dal sonoro. Ho apprezzato anche alcune interpretazioni, prima tra tutte quella di Albrecht Schuch (Kat). Ma soprattutto ho adorato questa dissacrazione di ogni velleità romantica della guerra: non c'è eroismo, solo "squallore disgraziato" (si riconosce la citazione?) e grette miserie quotidiane. Il tutto esaltato da un comparto visivo e sonoro di alto livello.
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ Un film spietato, molto difficile da vedere per la durezza e il realismo con cui è rappresentata la guerra, ma, anche per questo, bellissimo
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