mercoledì 29 marzo 2023

Il ritorno di Brendan Fraser: the Whale

 L'ovazione di Venezia ha accolto un commosso Brandan Fraser al termine della proiezione di The whale, il nuovo film di Darren Aronofsky, adattamento di Samuel Hunter di una sua stessa opera teatrale. Dopodiché l'attore è stato candidato per la sua performance a Golden Globes, BAFTA, SAGA, Critic's Choice, Satellite Awards e Oscar.


Ha un taglio teatrale, in effetti, questo film: tutto ambientato nella casa -nel salotto- di un uomo obeso, Charlie (Brendan Fraser), istruttore universitario di corsi online sulla scrittura. In particolare nel corso del film sarà ossessionato dalla rilettura di una testina su Moby Dick (dai contenuti discutibili, ma sono americani e non se ne sono accorti, mentre mia sorella è stata male per tutta la visione, finché gli errori non sono stati in un certo senso giustificati). È un uomo solo e malato: ha divorziato dalla moglie anni prima per mettersi con l'amore della sua vita, Alan, che poi è morto; da allora non vede più la figlia Ellie (Sedie Sink, star di Stranger Things), con cui cercherà di ricucire i rapporti negli ultimi giorni della sua vita. Si occupa di lui l'amica e infermiera Liz (Hong Chau, candidata come miglior interprete non protagonista ai SAGA, ai BAFTA e agli Oscar), ma in quell'ultima settimana anche un altra persona cerca di salvare di Charlie, il missionario Thomas (Ty Simpkins).

Si tratta di un film tristissimo, che affronta marginalmente anche il binge eating, ma si concentra soprattutto sulla solitudine del personaggio, che si è lasciato andare dopo la morte del compagno. È un film sugli errori, sui rimpianti e anche sul non poter tornare indietro, molto severo, con una visione americana che non perdona i peccati e non concede salvezza, anche se uno sweet ending, perché happy decisamente non è, ce lo lascia come spiraglio in un'angoscia altrimenti imperante per due ore tonde. 

Una tristezza tendente al deprimente e una scrittura pietista, un ritmo molto lento, fino alla noia: non mi è piaciuto. Potrei anche essere satura di film ad alto tasso di depressione quest'anno e via via riesco ad accettarne sempre meno nel mio cuore. Questo non ci è rientrato.

La miglior cosa del film sono le interpretazioni, anche se, per essere onesta, ne ho preferite altre quest'anno, soprattutto nella categoria Miglior attrice non protagonista. Brendan Fraser non l'ho trovato superiore a Austin Butler o Colin Farrell, ma alla pari con questi.

Giudizio: ⭐

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