La regista e sceneggiatrice teatrale e televisiva sud coreana Celine Song approda nel mondo del cinema e scrive e dirige Past Lives, che riceve un consenso unanime, venendo candidato ai più importanti premi cinematografici, tra cui Golden Globes e Oscar, nelle sezioni dei film internazionali.
La storia è deliziosa, commovente e ruota intorno a un concetto coreano sulla reincarnazione, In-Yun. Come spiega la protagonista del film, Nora, si tratta del destino che lega nei rapporti personali due individui ed è stato costruito nei loro contatti nelle vite passate.
Nora, cresciuta in Corea fino ai 12 anni, lascia insieme alla sua famiglia il paese (per gli USA) e il ragazzo che le piaceva, Hae Sung. Dodici anni più tardi, i due giovani (lei sceneggiatrice, come Song, della quale è alter ego, lui studente di ingegneria) si ritrovano, attraverso Facebook, e iniziano a parlarsi di nuovo, ma abitano in paesi diversi. Passano altri 12 anni prima che si trovino di persona a New York.
Dire di più sulla trama, credo sciuperebbe un po' le sorprese nel film, quindi preferisco limitarmi a queste poche informazioni.
Ho trovato straziante la storia di Nora e Hae e mi sono commossa durante la visione: a livello di messa in scena dei sentimenti, trovo che regia e interpretazioni siano stati grandiosi: mi sono sembrati enormi e palpabili, molto comprensibili. L'applicazione dello In-Yun alla storia mi è piaciuto moltissimo: ho al contempo imparato qualcosa di nuovo e l'ho trovato profondo, toccante e anche magico, in un certo senso. Diciamolo, ho anche sofferto abbastanza.
D'altro canto, devo dire che il film è anche molto lento e, in qualche ripresa, piuttosto ridondante. I film orientali, d'altro canto, hanno ritmi completamente diversi da quelli occidentali. Nondimeno, anche se si tratta solo di un'ora e quaranta minuti di film, ne ho avvertiti di più.
Giudizio: ⭐⭐⭐ 3/4
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