martedì 25 luglio 2023

Mission Impossible: prima parte della resa dei conti finale

 La saga di Mission Impossible, che ormai va avanti dal 1996, collezionando un successo dietro l'altro, cercando di eguagliare o superare gli episodi precedenti e senza mai commettere un passo falso, vuole arrivare a una conclusione della storia, come ci dice il titolo (Dead Reckoning) di questa dilogia al cardiopalma, diretta nel suo primo capitolo da Christopher McQuarrie, già regista di Mission Impossible: Rogue Nation e Mission Impossible: Fallout, da cui ormai sono passati cinque anni.


Le minacce nei film di Mission Impossible sono sempre piuttosto importanti, come virus mortali, bombe atomiche o giù di lì. Stavolta, però, il pericolo proviene da un'Entità virtuale, ossia un'Intelligenza Artificiale. Quasi precorrendo i tempi, poiché la sceneggiatura era stata scritta prima della pandemia, la quale ha ritardato le riprese del film, questo cattivo appare molto attuale e ben contestualizzato. Questa Intellighenzia fuori controllo è più potente di qualunque arma tecnologica del mondo, compresi i sottomarini invisibili, come vediamo in apertura, e tutti i governi del mondo vogliono poterla controllare. Solo Ethan Hunt intuisce che sarebbe un eccessivo potere nelle mani di chiunque e coinvolge la sua squadra in una nuova missione non autorizzata dal suo governo, ma sarà ostacolato nella ricerca della chiave che pare portare all'Entità da Eugene Kittridge (ve lo ricordate?), che è il nuovo capo della CIA e gli sguinzaglia dietro degli uomini per fermarlo, e dagli agenti dell'Entità stessa. Inoltre si imbatte in una ladra di nome Grace (Hayley Atwell), che complicherà ulteriormente la faccenda.

Il film si sviluppa in circa sei macro-sequenze e complessivamente dura poco più che due ore e quaranta minuti di film. Questo rappresenta al contempo un merito e un demerito: nel primo caso perché la storia non ha momenti di stanca, fila via a un ritmo serratissimo, pieno di scene d'azione e non mi è pesata la durata; nel secondo caso perché si vede benissimo che alcune scene sono state dilatate, in maniera magistrale ma superflua, perché il film arrivasse a tale lunghezza. Si vede benissimo nelle scene romane, che ho detestato di cuore e che per me rappresentano il punto di massima debolezza della pellicola, e in quella dell'Orient Express, a situazione ormai in conclusione. In sostanza non sarebbe un eccessivo numero di sequenze, ma alcune sono di durata ottimale, come quella del sommergibile, davvero ben scritta e ben diretta, e altre, invece, sono così lunghe da costituire dei filler per arrivare a un minutaggio stabilito a tavolino. Almeno il materiale è limitato, non come in Indiana Jones e il quadrante del destino, talmente tanto imbottito di luoghi, scene, eventi da far venire il mal di mare.

Ci ho trovato alcuni rimandi al primo film della saga e non è solo per il ritorno di Kittridge: abbiamo un déjà vu con la sequenza del treno, le atmosfere di Venezia, che mi hanno ricordato quelle di Praga, l'allusione ai punti di incontro, che non era più stata fatta, e alla possibilità di abortire una missione se qualcosa va storto.

Inoltre, fin dall'avvio, le tinte sono state abbastanza cupe: la classica scenetta dell'ingaggio, col corriere e il messaggio di incarico che si autodistrugge è scura e i dialoghi dei personaggi danno un volto nuovo e stanco al personaggio di Cruise. Capisco che stiano introducendo alla conclusione e che forse sarà triste o addirittura devastante, ma m'era presa male subito!

Il registro, oggettivamente, poi cambia e si torna alle atmosfere dello spy e dell'action, ma è disseminato di momenti molto difficili per i membri ormai canonici (rispettivamente da sette, cinque e tre film) della squadra, anche perché non sono più appoggiati dai loro governi. Non mancano attimi di tensione o parti di comicità (sempre la dannatissima sequenza romana dove anche quando i nemici sono ostacolati nella loro caccia all'Ethan, pure lui perde tempo in siparietti di dubbio spirito), ma, tendenzialmente, il taglio è più pessimista rispetto ad altre pellicole di questa saga.

Luther e Benji sono più lucidi e cercano di alleviare il peso che si porta dietro un provato e non più giovanissimo Ethan. Ilsa è sempre criptica e ci si domanda che senso abbia avuto ricevere le consegne che ha ricevuto nel precedente film (dire di più comporterebbe spoilerare sia questo film, sia Fallout, quindi guardate i film e poi ponetevi la mia stessa domanda). Grace è il nuovo personaggio, da introdurre, conoscere, capire: migliora nel corso della storia, ma all'inizio la sua inaffidabilità risulta un po' antipatica. 

In ogni caso le interpretazioni di Hayley Atwell, Pom Klementieff e Vanessa Kirby mi sono molto piaciute.

Ultimo problema di questo film, ci ho trovato almeno un buco di trama. Essendo talmente tanto fitta di inseguimenti, botte e colpi di scena, avrei bisogno di una seconda visione a carte scoperte per approfondire quest'aspetto, però salta all'occhio che gli inseguitori di Tom Cruise sono un po' troppo informati dei suoi spostamenti, anche quando non dovrebbero esserlo, e nessuno si prende la briga di spiegarci come abbiano fatto.

In conclusione...

Cosa mi è piaciuto: trama, recitazione, regia, montaggio, atmosfere veneziane, ottime scene d'azione, buonismo di Ethan Hunt, altissimo ritmo, mai momenti di stanca

Cosa non mi è piaciuto: un tantinello cupo, orribilmente non sense la sequenza ambientata a Roma, alcune scene e, in generale, il film di eccessiva lunghezza, buchi di trama

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ -

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