Diciamolo subito, partendo dalla conclusione, così ci togliamo tutti il pensiero: non è un brutto film, ma la sceneggiatura è un colabrodo.
Il quinto film di Indiana Jones era in programma per Lucas già dal 2008, ovvero ai tempi de Il regno del teschio di cristallo, il contestatissimo (e rinnegato dai più) quarto film della saga, anche da me dimenticato e mai più rivisto. Di acqua sotto i ponti ne è passata da allora e la Lucasfilm è stata acquisita dalla Disney, che però è stata impegnata a rovinare la saga di Star Wars nei primi sette anni e non aveva modo di mettere mano su quella di Indi. A produrre un quinto film Disney non ci ha pensato realmente prima del 2015. Una serie infinita di vicissitudini ha poi caratterizzato la genesi del film, fra cui l'abdicazione di Spielberg alla regia, che è passata a James Mangold, conosciuto per un buon numero di film di successo (Ragazze interrotte, Kate & Leopold, Quando l'amore brucia l'anima 💖, il remake di Quel treno per Yuma, i due film stand alone di Wolverine, Le Mans '66). Steven Spielberg e George Lucas sono invece diventati produttori esecutivi.
Quando finalmente i motori si sono messi in moto e la pellicola è uscita, tra il quarto al quinto film erano passati quindici anni e nella storia ne passano invece dodici. Nel 1969, nel giorno del ritorno dell'Apollo 11 dalla luna, un Indiana Jones che si sta separando da Marion Ravenwood sta anche per andare in pensione. Nel suo ultimo giorno da professore universitario succedono però due cose: va a trovarlo la figlia di un suo vecchio amico e collaboratore, Basil Shaw, che studia, come il padre, il quadrante del destino, l'orologio dai magici poteri di Archimede, e, al contempo, la CIA e degli scagnozzi nazisti che lavorano per un tale Professor Schidmt, si mettono a darle la caccia perché vogliono il meccanismo.
Il film inizia, però, con una scena ambientata nel passato, al termine della Seconda Guerra Mondiale, con un Harrison Ford ringiovanito di oltre trent'anni (in teoria ne sono passati solo 24, Ford ha dieci anni più del suo personaggio, anche se a volte ce lo fa dimenticare), che insieme al collega Basil sta cercando di impedire ai nazisti di impadronirsi di una serie di manufatti storici e artistici. In questo momento scoprono per la prima volta metà del quadrante, l'Antykytera, che diventerà l'oggetto principale delle ricerche, da parte di buoni e cattivi, nel film.
Il soggetto del film è buono e interessante e ha il sapore della ricerca proprio della saga di Indiana Jones. Anche alcune sequenze sono molto riuscite da questo punto di vista, in particolare la prima, quella svolta nel passato, anche perché la tecnologia ha permesso quello che l'età anagrafica di Ford non consente più: inseguimenti, corse, botte da orbi, peripezie. Mi è dispiaciuto che debba essere l'elemento nostalgia a piacere di più, ma mentirei se dicessi che non ho apprezzato e, per me, ha funzionato anche dal punto di vista tecnico del ringiovanimento. Anche l'inseguimento a Tangeri, per quanto inutile, mi è piaciuto molto e così la sequenza col cavallo e tutta la parte archeologica. In generale ho percepito le sensazioni che avevano dato i primi tre film della saga: c'era la colonna sonora di Williams, c'era il senso dello humor onnipresente di Indi e, in generale, il tono leggero e scanzonato, le scene slapstick, la violenza velata, i continui capovolgimenti delle situazioni, avere la peggio fino alla fine coi cattivi. Insomma, le scene in sé per sé mi sono piaciute e anche il gusto complessivo del film, i sentimenti che lo reggono e che lo inquadrano. Mi è piaciuto anche il finale, che sembra andare verso una direzione e un certo picco di pathos, ma poi lo risolvono in modo divertente e opposto, il che mi è sembrato un colpo di genio, anche se potrebbe sembrare piuttosto che gli sceneggiatori non sapessero come trarsi dagli impicci o che si fossero accorti dell'ora che si era fatta nel frattempo.
Perché lungo lo è stato certamente: non finiva più e non è sempre passato bene il tempo. Ci sono stati alcuni momenti un po' lunghi, un po' lenti, soprattutto all'inizio, e hanno messo sul fuoco decisamente troppa roba. Ci sono troppi personaggi, molti dei quali inutili (il tizio dell'aeroplano, anche se è splendido nella sua totale illogicità e e nel suo non avere perplessità riguardo quanto gli sta accadendo oppure il tizio con le stampelle, ma anche il buon Sallah, anche se questo è semplice fan service) o quasi (per esempio Banderas o la tizia della CIA, che si perde un certo tempo a introdurre per poi non farsene molto); ci sono troppe ambientazioni, troppe scene e molte di queste sono lunghe e di dubbia utilità, anche se capisco perché abbiano tenuto l'inseguimento di Tangeri, visto che è una delle cose più riuscite del film.
Il problema più grosso, però, sono i buchi mastodontici nella sceneggiatura. Alcune motivazioni dei personaggi per fare quello che fanno sono quanto mai dubbie: Indi a un certo punto sarebbe accusato di omicidio, ma non si capisce perché mai, cosa lo inchiodi, perché trovare il quadrante lo scagionerebbe, né soprattutto come diamine fa a prendere un aereo col suo passaporto se è ricercato per omicidio! Del resto è qualcosa di assolutamente inutile perché dopo se lo dimenticano e non se ne parla più. Perché i cattivi se lo portano appresso a un certo punto se non sanno nemmeno chi è. Come fanno a non sapere chi è!?
Per non parlare degli errori di traduzione che hanno quasi fatto venire una sincope a mia sorella classicista, come definire un codice invece che un alfabeto la lineare B o far coincidere la biblioteca e il museo di Alessandria. Dobbiamo farcene una ragione: sono americani (anche se alla sceneggiatura ci sono pure due inglesi su quattro, ma avranno contato come il due a briscola). Non è una giustificazione, solo un dato di fatto.
Al termine del film ci sono quasi più dubbi che risposte per quanto riguarda l'Antykytera, anche perché si era fatta una certa e non c'era più tempo di chiarire il funzionamento dei varchi spazio-temporali e il loro collegamento con le scoperte precedenti di Shaw. Il finale sembra un po' "veloce", forse proprio per l'abbondanza di altro materiale prima. Non si conclude nemmeno lo scontro con l'antagonista, che è stato buono, ma non buonissimo. Forse Mads Mikkelsen è stato scelto più per il physique du rôle che per le sue doti di performer, perché è stato credibile, ma non mi sembra si sia sforzato troppo.
Eppure, dal trailer, dal soggetto, dallo scopo del film quel momento probabilmente sarebbe dovuto essere la parte principale del film, ma pure io ci sono arrivata stanca, quindi mi immagino gli sceneggiatori, stremati poverini, che han tirato via per forza di cose.
Devo inoltre trattare un'altra spinosa faccenda: la spalla femminile, Helena Shaw, interpretata da Phoebe Waller-Bridge, che dalla regia mi dicono sia notissima per Fleabag, che non conosco perché non seguo molte serie tv. Ho trovato il personaggio assolutamente odioso e per tutto il tempo a Tangeri ho sperato finisse molto male. Ho precedentemente affermato che apprezzo i personaggi femminili forti che non si curano di essere sociopatici o antipatici, come Captain Marvel, ma qua si tratta di un'antipatia completamente diversa: qualunque personaggio, maschile o femminile, così presuntuoso e approfittatore risulterebbe solo detestabile. E non è che il personaggio di Teddy sia proprio adorabile: la sua scena culmine era telefonatissima, da quando Indi entra nell'Hotel L'Atlantique; gli riescono un po' troppo bene al volo le cose, anche se non le ha mai fatte. L'unica scena che gli lasciano per caratterizzarlo un minimo è una di quelle parti del tutto inutili per la storia, pur non riuscendo a conferirgli questo grande spessore. lo stesso. La sua caratteristica principe è "sono un sacco in gamba". Fine.
Concludendo...
Cosa mi è piaciuto: vibes alla Indiana Jones, scene d'azione molto belle, colonna sonora di John Williams, finale geniale e un po' dolcino
Cosa non mi è piaciuto: sceneggiatura colabrodo, Helena, finale tirato di furia, troppo materiale, personaggi inutili a bizzeffe, costumi
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ -
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