Per la nuova rubrica Lo recupero a casa, ho deciso di vedermi i primi quattro film della saga di Transformers e il primo prequel, Bumblebee, prima di andare al cinema a vedere il settimo, l'ultimo in uscita. Non ho sbagliato a contare, purtroppo il quinto, L'ultimo cavaliere, l'ho già visto al cinema quando uscì nel 2017, trascinata dal fidanzato contro la mia volontà. Anche Il risveglio vado a vederlo per concedere una grazia al pover'uomo che è stato a sua volta condotto innumerevoli volte a vedere film che non gli interessavano, quindi, non ho scuse.
Ho detestato e trovato una boiata pazzesca (cit) L'ultimo cavaliere. Credevo fosse il problema del quinto capitolo: saga ormai stanca, niente più idee fresche, niente più da dire e ci si aggrappa a una serie interminabile di cliché. Invece è un'americanata anche il primo film.
Molto americanata: ci sono i pezzi grossi del governo statunitense (tra cui il ministro della Difesa, interpretato da Jon Voight) che al Pentagono ingaggiano una squadra di analisti per capire quale strano attacco ha colpito un commando dell'esercito in Qatar (mi sembrava di rivedere certi momenti noiosissimi di Avatar, scegliete pure quale dei due). Ci sono delle liceali, palesemente delle modelle, che sono le uniche genie nel loro campo (meccanica o informatica che sia). Ci sono un sacco di aerei che sparano dall'alto su obiettivi vari e un sacco di armi incredibili. Ci sono scene orribilmente imbarazzanti. C'è una sezione segreta del governo che studia cose segrete come gli alieni, comandata da tale Simmons (John Turturro). C'è una storiella young adult piena degli stereotipi del genere tra il compagno di classe sfigato e mai notato e letteralmente "la concubina" del bullo della scuola (citazione nello stesso film di un personaggio che compare in circa due-tre scene e poi scompare, ennesimo inutile spreco di spazio nella sceneggiatura). C'è un pietoso tentativo di inserire una morale ("c'è più di quel che si vede") nel mezzo del niente.
E poi ci sono i "robottoni", che sono l'unica cosa decente del film, ma in questo capitolo si vedono pochino: se avessero tagliato tutte le scene che non contengono robot, pestaggi fra robot, o riferimenti assolutamente necessari ad essi, per una durata complessiva non superiore ai 90 minuti, forse il tutto avrebbe avuto senso.
In soldoni (e forse sto uccidendo moralmente tutti i bambini, ormai adulti, degli anni Ottanta che guardavano la serie anime) ci sono dei grandi e scintillanti robot che provengono da un altro pianeta: alcuni sono buoni, gli Autobots, altri cattivi, i Decepticons. Il protagonista, l'adolescente Sam (Shia LaBeouf), si ritrova il mezzo alle due fazioni, dopo che acquista un'auto gialla, che si rivela essere l'autobot Bumblebee. Il vero motivo dell'entrata in gioco di Sam è che possiede qualcosa che è ricercato dai robot (buoni e cattivi) per arrivare al loro cubo magico chiamato AllSpark.
Il film è ingiustamente lungo: nella prima lentissima mezz'ora non succede assolutamente nulla. La prima scena di scontro fra robot arriva verso il cinquantesimo minuto, dal quale il film (grazie al cielo) comincia, sebbene con numerose, inutili, noiose interruzioni con scene sul governo e sui genitori del protagonista o su informatici schizzati che strillano. Aberrante. Nei primi 50 minuti non accade nulla, tranne un paio di attacchi alla squadra americana nel deserto, la scoperta che i robot cattivi rubano i dati al governo e molte lunghe scene in cui il ragazzo sbava dietro alla bellona (Megan Fox). Non so quanto si sarebbe potuto tagliare di preciso, ma direi comodamente un'oretta, snellendolo da un sacco di aggiunte puramente in stile USA.
Da amante del genere action, speravo molto che Micheal Bay (che ha diretto tutta le serie) mi regalasse delle grandi sequenze d'azione, ma le ho francamente trovate caotiche, non sempre chiare, molto concitate. Il montaggio mi mostra non so quante volte scene di aerei o elicotteri che passano per pochi secondi e che non mi significano nulla. Il dispiego di risorse è costato 150 milioni di dollari, quindi capisco che era necessario mostrarmi ogni singolo giocattolino comprato.
La storia si compone di troppi personaggi mal caratterizzati (assolutamente niente più che meri ruoli) e questo rende ancora più convulse le sequenze, perché devono restituire l'azione di un numero elevatissimo di soggetti: ci sono i robot buoni e quelli cattivi che si scontrano, ci sono i soldati, ci sono i passanti da salvare e numerosi palazzi e auto da devastare, ci sono quelli del governo, quelli dell'anti-governo, ci sono gli analisti, ci sono i due protagonisti. Il montaggio è pertanto serrato e frenetico. Per me era un pochino troppo. Inoltre il film è del 2007 e sedici anni sugli effetti speciali (che all'epoca furono candidati i Premi Oscar -battuti da La bussola d'oro- insieme al sonoro e al montaggio sonoro, che non superarono quelli di The Bourne Ultimatum) nelle scene d'azione si fanno abbastanza sentire: il confronto con prodotti più recenti e puliti credo abbia pesato sulla mia percezione.
Mi rendo conto che mi lamento in continuazione della sceneggiatura dei film contemporanei, ma in effetti le cose non andavano tanto meglio negli anni Duemila.
Devo salvare, però, il comparto fotografico: la pulizia e nitidezza di alcune inquadrature e anche la loro composizione le ho notevolmente apprezzate.
In conclusione per me è stata una serata noiosa, spesso, anzi spessissimo cringe, durante la quale non ho nemmeno apprezzato le parti più action, tanto frenetiche, ma soprattutto sepolte da un cumulo di spazzatura inutile, da scene di contorno che non servivano ad altro che ad allungare il brodo e a snocciolare ogni possibile cliché americano che vi può venire in mente. Bocciato ⭐
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