venerdì 20 gennaio 2023

Living: storia di un gentiluomo e della sua eredità

Bill Nighy per la sua interpretazione in Living di Oliver Hermanus è già stato candidato ai Golden Globes, ai BAFTA e ai SAG Awards e fra cinque giorni sapremo se sarà candidato anche agli Oscar. Il film, sceneggiato nientepopodimeno che dallo scrittore Kazuo Ishiguro, Premio Nobel per la letteratura nel 2017, è il remake di Vivere, film del 1952 di Akira Kurosawa. È stato presentato al Sundance Film Festival e alla Mostra del Cinema di Venezia.

Non sono Mary Poppins, ma un gentleman

Nella Londra degli anni Cinquanta, Mr. Williams, uomo serio e tutto d'un pezzo, è a capo dell'Ufficio Progetti Pubblici e assolve ai suoi doveri in modo impeccabile in una routine invariabile, finché non gli viene scoperto un cancro. All'uomo rimangono sei mesi di vita o poco più e questa scoperta sconvolge il suo tran-tran. Da un lato vorrebbe approfittare del tempo che resta per godersi la vita, dall'altro una vita di bagordi non ha mai fatto parte del suo essere e gli sembra insufficiente a riempire il tempo rimasto.

Questo film mi è piaciuto moltissimo. La storia è delicatissima, ma in un'ora e quaranta (eccellente pregio del film) affronta una serie di tematiche molto serie con una certa dolcezza. Oltre al senso della vita, al doversi separare dai propri cari, alla paura non solo della morte o del tempo che scorre inesorabile, ma anche di affrontare la realtà, si affiancano la coerenza con sé stessi e la scoperta di chi siamo per gli altri, il concetto di esempio di vita, il lascito spirituale e la memoria che restano dopo di noi. È un film pieno, che riempie di emozione e molto merito va sia alla sceneggiatura, sia alla recitazione.

Bill Nighy è un gigante, ma sono molto credibili anche le altre interpretazioni, tra cui quelle di Aimee Lou Wood, Alex Sharp e Tom Burke.

Vorrei ancora rimarcare come sia possibile gestire una storia e i suoi sottotesti in meno di due ore, quando un testo è ben scritto. Continuo a ritenere che le lunghezze eccessive siano non solo superflue, ma anche segno di una difficoltà a concentrare la storia, a raccontarla esaustivamente e in modo sintetico allo stesso tempo. In questo film sceneggiatura e regia invece riescono alla perfezione.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ 1/2

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