Il film di Roberto Andò, La Stranezza, presentato alla 17° Festa del Cinema di Roma, è una commedia ambientata nella Girgenti del 1920, che ricostruisce in chiave romanzata la genesi dell'opera teatrale Sei personaggi in cerca d'autore da parte di Luigi Pirandello (Toni Servillo, sempre magnetico e calato nel personaggio), quando questi ritorna nella città natale per il compleanno di Giovanni Verga e, casualmente, anche per il funerale della sua vecchia balia. I becchini incaricati da Pirandello di occuparsi della funzione funebre, Onofrio Principato (Picone) e Sebastiano Vella (Ficarra), nel tempo libero si dedicano alla scrittura e alla recitazione amatoriali nel teatro della parrocchia e Pirandello, senza rivelare la sua identità, si interessa della tragedia in corso di allestimento.
La stranezza, a cui fa riferimento il titolo, è l'immaginazione del celebre autore siciliano di dare udienza ai suoi personaggi immaginari e di come gli compaiano di fronte pretendendo di essere "risolti" e rappresentati. Queste visioni si accompagnano a una crisi artistica e personale di Pirandello, confessata all'amico Verga, dovuta anche al quadro di salute della moglie Maria Antonietta. Sarà assistendo alla messa in scena dell'opera di Principato che Pirandello troverà la forma per dare vita ai suoi Sei personaggi. Nel frattempo, ai tormenti creativi di un autore si intrecciano i problemi di cast di un altro e le vicende dei personaggi coinvolti nella rappresentazione di La trincea del rimorso ovvero Cicciareddu e Pietruzzu. Si approfondiscono, infatti, i problemi matrimoniali di Principato e il suo timore che la sua tragedia finisca in una farsa, la gelosia di Vella per la sorella Santina, le difficoltà di recitazione di una compagnia sgangherata di attori principianti.
Gli attori sono molto capaci: oltre al sempre straordinario Servillo, il carosello di personaggi maggiori (il duo comico è molto bravo) e minori che sfila nel Comune e nel teatro consente a una serie di ottimi caratteristi di sfoggiare la propria abilità, cercando di restituire un ricordo di piccolo borgo siciliano di inizio Novecento. Una grande attenzione è posta anche nella ricostruzione di costumi, ambienti, arredi, carrozze. La fotografia inoltre è molto bella e curata, rendendo nel complesso il film visivamente ben strutturato e scenografico.
A me è piaciuto molto anche l'intreccio delle storie, la costruzione che porta dagli episodi comici di paese all'ideazione e alla Prima (il 9 maggio 1921) dell'opera rivoluzionaria che cambierà per sempre la concezione di teatro del Novecento e che contribuirà a condure Pirandello sulla strada del premio Nobel, che riceverà tredici anni dopo il debutto dell'opera "per lo schietto e geniale rinnovamento nell'arte scenica e drammatica". Il film, concludendosi la sera della Prima, mostra anche come quella genialità pirandelliana all'epoca divise il pubblico tra coloro che l'avevano colta e coloro che invece la giudicarono troppo cerebrale, portando allo scontro fisico delle due fazioni.
Ho trovato il film piacevole, ma non così leggero, con una comicità divertente che però lascia spazio alla denuncia di alcuni costumi e atteggiamenti radicati all'epoca (e ad oggi) nel Meridione (e non solo): la corruzione pubblica, il patriarcato, la gelosia morbosa, la rispettabilità ipocrita della facciata che nasconde verità meno onorevoli. L'unica pecca che gli ritrovo, pur avendolo comunque apprezzato molto, è la lentezza che rende a tratti la narrazione pesante e che, paradossalmente, mi ha fatto percepire la durata di un'ora e 43 minuti molto più lunga.
Cosa mi è piaciuto: fotografia, storia, molto sfaccettata, che rende il film più di una commedia, recitazione
Cosa non mi è piaciuto: ritmo lento
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐

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