giovedì 27 giugno 2024

Inside Out 2: una bella visione dell'adolescenza e dintorni

 Ce la ricordiamo tutti l'adolescenza, vissuta in prima persona o "ripassata" attraverso le esperienze con figli o nipoti?

Pixar la porta una volta ancora sugli schermi, rendendo questo periodo della vita (tanto delicato e considerato solo come una scocciatura, eppure fondamentale per modellare la vita di un futuro adulto) protagonista del sequel di Inside Out (film che ho visto una sola volta, a causa del gigantesco trauma provocato da Bing Bong - chi ha visto, sa), diretto da Kelsey Mann. Era già successo con Red, che aveva come fulcro il menarca della protagonista. Questa tendenza devo dire che mi sta piacendo.

Questo sequel - a nove anni di distanza dall'originale - era particolarmente atteso (e il primo film molto amato) anche se non mi aspettavo che arrivando al cinema del mio paese nel pomeriggio sarei rimasta fuori per sold out! Ne sono stata felicissima (un pelo meno di fare due volte il viaggio, ma il segnale è positivo).


Torniamo dentro alla mente di Riley, che alla vigilia del liceo è alle prese con alcuni cambiamenti, non solo ormonali. L'adolescenza non porta con sé solo brufoli e cambi di scuola e situazioni, ma anche nuove emozioni, difficili da gestire, più complesse, meno controllabili e un generale caos.

Nel contesto del film questi cambiamenti si esasperano nel corso di un week end, quello durante il quale Riley e le sue inseparabili due amiche della scuola e della squadra di hokey sono invitate a un programma sportivo nella futura scuola superiore della protagonista. Si tratta di una sorta di breve campus per scoprire talenti. In questo arco di tempo, Riley scopre che la sua rete di amicizie potrebbe cambiare repentinamente. Che accadrà? 

Gioa, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, che hanno plasmato, in un certo senso, la Riley bambina e le sue convinzioni (qui lacrimuccia), sono costrette a lasciare il passo a (a essere represse da) Noia (in realtà, alla francese, Ennui), Imbarazzo, Invidia, ma soprattutto Ansia, che intende soppiantare Gioia al comando della vita emotiva di Riley. 

Ne esce fuori un quadro piuttosto verosimile di quel che è il nostro stato emotivo e intendo dire non solo degli adolescenti, ma anche degli adulti. Ci sono momenti in cui per molti di noi l'ansia monopolizza i nostri comandi operativi (a un certo punto assistiamo a questo anche in questo film ed è la seconda volta che un attacco di panico è portato in un film d'animazione, almeno fra quanti ne ho visti recentemente, dopo Il gatto con gli stivali 2 - che ho adorato). Quella paralisi con impossibilità di accesso a ogni altro pensiero è qualcosa che, credo, sia capitato a tutti qualche volta nella vita e la scena che raffigura tutto questo è non solo bellissima, ma anche efficace nella sua rappresentazione.

Il finale e la morale di questo film mi sono piaciuti molto. Anche riguardo al tema di accettare ogni lato di sé, anche quelli negativi, senza rinnegare o vergognarsi di nulla, poiché noi lo siamo in modo integrale, con tutto quel che ci è successo nella vita, la Pixar aveva già detto la sua con Red. C'è molto di psicologico in questo film, dalle emozioni represse all'evitamento, fino all'attacco di panico; giusto proseguo di quanto già affrontato col primo film, che si focalizzava nel mondo emotivo del bambino, quando accettare la propria tristezza e, in senso lato, ogni emozione era il messaggio.

Trovo che, rispetto alla tendenza Disney di mettere al primo posto il messaggio, penalizzando il divertimento, questo lavoro sia superiore. La sceneggiatura di Meg LeFauve (nel team anche del primo film) ha lavorato su una storia strutturata per portare un messaggio, ma è coerente e non forzata.

Non mancano comunque nel film momenti di dolcezza (io mi sono commossa un paio di volte), di risate e anche di avventure, poiché, come nel primo film, si compie un viaggio all'interno della mente di Riley, che esplora aree in parte conosciute e in parte modificate (persino in corso di modifica - sempre colpa dell'adolescenza) e che comporta alcuni ostacoli da superare.

Le nuove emozioni sono ben inserite e, anche se avversano le emozioni più ancestrali, di fatto non costituiscono un vero antagonista nel film, cosa piuttosto normale, poiché si tratta di una convivenza fra emozioni nella stessa mente e dunque fra parti di sé stessi, in fondo. Riguardo alle emozioni più vecchie, sono un po' trascurate Disgusto e Paura, mentre Rabbia ha un pochino più spazio e Tristezza, co-protagonista del primo film, persino qualche scena dedicata, molto divertenti.

Si intravede anche un'ulteriore emozione, Nostalgia, che è costantemente rimandata indietro dagli altri personaggi, poiché precorre troppo i tempi: un'emozione che ha l'aspetto di una fragile nonnina. Ci saranno altri capitoli di questa storia? Potenzialmente i capitoli sono infiniti, in primis perché potremmo vedere la vita da liceale di Riley, il suo approccio con l'amore e altre insicurezze nell'affacciarsi alla vita adulta; la stessa vita adulta, con sesso, maternità, lavoro, preoccupazioni; e via discorrendo, potremmo arrivare fino alla vecchiaia.

Riguardo l'aspetto tecnico del film, il livello delle immagini e dell'animazione è altissimo, come ci aspettiamo sempre da Pixar, con ogni particolare dell'ambiente curato e splendente di colori. A questo si aggiunge un bonus (colpa di Spider-Man: Across the Spider-Verse, che ha lanciato la moda della pluri-animazione nei film d'animazione?): in una certa sequenza ci sono personaggi che appartengono ai ricordi di Riley e che provengono dal mondo dei cartoni animati o dei videogiochi. Questi personaggi hanno disegni (2D) e animazioni propri e "staccati" dalla grafica del film stesso, che è in 3D. 

Attenzione! Andate al cinema a vedere il film, ma non scappate prima che siano finiti i titoli di coda, perché c'è una scena post-credit: niente di fondamentale, ma molto divertente.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ 1/2

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