giovedì 11 gennaio 2024

Dopo cent'anni la Disney non è più la stessa: Wish

 Nessuno nega che Walt Disney nel 1923 avesse fondato un'azienda e che questa dovesse fatturare per mantenersi. Però probabilmente il signor Disney un sogno ce l'aveva e l'azienda che a tutt'oggi porta il suo nome, invece, no.

I disegni, i cortometraggi, i film che sono usciti da quella fabbrica erano leggeri, divertenti, magici. Avevano sempre una morale, c'erano dei buoni che dovevano avere la meglio sui cattivi, sulle forze del male, caratterizzati sempre al meglio, perfino più dei protagonisti. C'erano aiutanti colorati e buffi che alleggerivano i momenti più difficili e davano una mano ai protagonisti. I prodotti erano godibili per tutti, adulti e piccini, con piani diversi di comprensione delle battute e di quanto accadeva a schermo. I bambini si divertivano con l'avventura e la slapstick comedy, gli adulti si commuovevano riconoscendo situazioni e sentimenti veri, anche se mascherati e coglievano il sarcasmo e l'ironia più fine.

Qualcosa è cambiato, cent'anni dopo. E io un sospetto ce l'ho di cos'è cambiato. Non c'è nessun sogno che esce più da quella fabbrica di cartoni colorati. A guidarlo c'è solo il dio Soldo, il dio Business: buttiamo sulla piattaforma digitale un prodotto appena un paio di mesi dopo che è uscito in sala, perché ci rendono di più gli abbonamenti mensili, dei biglietti al cinema; riempiamo i prodotti di quello che vuole la gente. Cos'è che vuole la gente? Il politically correct, le citazioni del passato? Vai, vai, sceneggiatore scrivimi una cosa che abbia questa, questa e questa caratteristica. La costruiamo al tavolino come una costruzione della Lego la storia, non ci interessa che sia ispirata. Mettici tanti Easter egg delle storie che aveva fatto uscire il vecchio tizio coi baffetti e l'aria paciona. Al pubblico era piaciuto Oceania? Vai, vai, la protagonista disegnala come Vaiana. Vi piacevano, eh, i disegni degli Anni Novanta? Vai, vai, facciamoli 2D anche noi, ma non tutti, però, perché la gente non vuole vecchiume, vuole la modernità. Facciamo un gigantesco appiccicume di un po' di tutto, ma scritto male. Diamo l'illusione al pubblico che stia vedendo il 62° classico della casa di produzione, perché alla gente piacciono quelli, i vecchi classici. Sì. E infatti è meglio guardarsi quelli. In VHS. Il nuovo decennio è cominciato male parecchio.

Volete sapere com'è Wish, il film del centenario? Così.


La scrittura è orrenda e ho passato la prima metà del film a chiedermi perché. Chi l'ha scritta questa stortura? Non è servito avere alla regia Chris Buck, che aveva lavorato su alcuni dei film più belli, come Tarzan e Frozen; anche la sceneggiatrice Jennifer Lee ha lavorato a fianco di Buck ai due Frozen e Zootropolis, ma è inutile prendere firme certe, se poi le vincoli a determinate condizioni.

La storia, costellata da alcune tra le più brutte e poco orecchiabili canzoni di un film Disney (io tuttora mi chiedo perché non abbiano pensato a una cover di When You Wish Upon a Star, visto che cadeva a fagiolo), ci presenta subito (proprio facendo il verso alla prima canzone di Oceania) subito l'origine di questo paese, fondato da Magnifico (unico nome che ricordo di tutti gli altri personaggi, solo perché l'hanno coniato ad aggettivo come Malefica), un re con un DSPT, che desidera costruire un paese al sicuro da tutto quanto di cattivo c'è là fuori nel mondo. Questo re si fa dare, al raggiungimento dell'età adulta, un desiderio da ciascuno dei suoi sudditi e promette di proteggerli tutti e, una volta al mese, di esaudirne uno. Il re e sua moglie sono bellissimi, bravissimi, fantastici; tutto il regno ama il suo meraviglioso sovrano...per meno di mezz'ora. Poi che è cattivo lo sgama subito la più imbranata delle eroine disneyane, Asha. Nella più brutta scena di cui abbia memoria in un cartone animato, Asha ha un colloquio di lavoro col re. E ha l'ansia per il suo colloquio di lavoro. Seguono scenette su come superare ansia e prova. 

Qua bisogna che mi fermi per lamentarmi di questa cosa. Nel 1937, quando è uscito Biancaneve e i sette nani, i castelli dei re e delle principesse in stile medievale erano lontani dalla realtà tanto quanto lo sono oggi. Questo non impediva che nel lungometraggio animato ci fossero le ambientazioni medievali, le streghe, i nanetti minatori, aggraziati personaggi del bosco e la magia. A nessuno (nessuno!) sarebbe venuto in mente di mettere in scena una sequenza che viene direttamente dalle nostre vite quotidiane, quale fare un colloquio, un esame all'università, andare dal dentista, o fare la spesa alla Coop la domenica dopo che è stata chiusa per la Befana, come una prova da superare in una storia di fantasia. Perché? Perché sarebbe noioso da morire e niente affatto magico. Mi si infrange la sospensione della realtà.

Inoltre, non me la fai durare venti minuti l'illusione che il re sia la migliore creatura della terra. Non glielo fai ammettere con la prima tizia che passa durante un colloquio di lavoro, perché il personaggio non lo sa che quella è la protagonista e quindi che le serve quell'informazione cruciale, subito, perché siete troppo pigri perché lo scopra da sola mentre lavora per il re (cosa che avrebbe anche risolto il problema di intrufolarsi nel castello di nascosto, ma sennò non c'era da scomodare i sette nani reincarnati).

A questo punto, ero già disgustata e me ne sarei andata, se fossi stata da sola. Il primo tempo è agghiacciante da quanto è brutto. Per non farsi mancare nulla, c'è anche una scena terribile, scritta male da morire, in cui Asha racconta ai familiari la sua scoperta e giocano a chi comunica peggio le informazioni: parlano lingue diverse, non si ascoltano, solo allo scopo di far scappare il personaggio e farle cantare la canzoncina che invocherà la coprotagonista/aiutante.

La storia è, infatti, quella dell'origine della stella in grado di esaudire i desideri delle persone. Personaggio, che, stavolta lo possiamo dire, è delizioso. L'hanno disegnato tenerello e buffo e si sono salvati. Si salva a pelo, con un po' più di alti e bassi, l'altro aiutante/spalla comica della storia, la capretta Valentino, che alterna battute banalotte e scialbe e altre più divertenti e riuscite.

Comunque, per far proseguire la storia, poiché per ora il cattivo era poco caratterizzato (di fatto era solo traumatizzato e intimorito che qualcosa potesse compromettere la sua idilliaca città), gli fanno fare un salto a caso, rendendolo cattivissimo, così Asha e i suoi numerosi aiutanti dovranno salvare la situazione, in mezzo a citazioni di molti classici della Disney (Bambi, La spada nella roccia, La bella e la Bestia, La Sirenetta, Robin Hood, etc...). Le versioni 3D di conigli, topi, orsi e scoiattoli sono così orride che penso torneranno a tormentarmi nei miei incubi ancora per mesi. Ancora peggio, inutile e cringe, la scena delle galline. Per chi l'avete scritta, per i bambini? Ma nemmeno se fossero cerebrolesi l'apprezzerebbero! Sono piccoli, mica scemi!

Le canzoni mi hanno esasperata, ho provato noia e impulso di fuggire ogni volta che mi accorgevo che stava per partirne un'altra. Non hanno aggiunto nulla, non hanno mai svolto una funzione narrativa, tranne la prima. Non mi ricordo nemmeno quella principale che è nel trailer e ha pure una ripresa sul finale (quindi l'ho sentita due volte, ma non è bastato). Da Encanto hanno preso una brutta china con le canzoni.

Il doppiaggio è stato a tratti agghiacciante, soprattutto quello di Asha (Gaia), che in alcuni punti si è pure mangiata le parole, ma non è che sia andata tanto meglio con Magnifico (Michele Riondino) o Valentino (Amadeus).

Il secondo tempo, comunque, è migliorato abbastanza e alla fine sono riusciti a dargli un finale decente, prevedibile, ma apprezzabile. La morale della storia è sicuramente carina. Vogliamo dire che era scontata anche questa fin dal primo dialogo e forse pure dal trailer? Sottintendiamolo, dai.

Nel complesso, tuttavia, la storia strappa a malapena la sufficienza. Non è abbastanza per celebrare il primo (e ultimo?) secolo di questa casa di produzione. Non c'è magia solo perché c'è un po' di polverina magica. Me l'hai sbriciolata la magia quando mi hai mostrato la scena del colloquio. La scrittura è pigra, scontata, poco originale e forzata e trascurata al tempo stesso.

Giudizio: ⭐⭐L'impressione generale è che questo film sia finto: un progetto assemblato a tavolino perché rispondesse a certe esigenze, ma totalmente senz'anima.

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