domenica 3 dicembre 2023

Ma come gli è venuta a Ridley Scott di fare Napoleon?

 Non lo so. Non lo so cosa aveva nella testa quando ha pensato di mettersi su questo progetto, che poi ha scritto David Scarpa.


Napoleone è una figura estremamente complessa da inquadrare, questo lo sappiamo tutti: è stato il più grande stratega militare di sempre o assetato di battaglie e di conquiste ha passato tutto il suo governo a muovere guerra al prossimo? Era un dittatore assolutista che ha preso il potere con un golpe militare o il più liberale dei sovrani, che faceva votare tutto il suo popolo per plebiscito (salvo far sparire i risultati più scomodi)? Ha portato la rivoluzione francese in tutta Europa oppure ne ha distrutto i valori? 
Era cattolico, mussulmano o ateo (o quel che preferivi sentire)? Ha portato via opere d'arte dall'Italia, eppure ha dato vita al primo Regno d'Italia. Sognava anche un'Europa unita, purché la Francia la guidasse.

Un uomo contraddittorio, forse il più grande di tutti, tanto che anche i nemici lo lodavano, oppure semplicemente l'ennesimo ambizioso assetato di potere. Visto dai francesi come uno straniero (era un corso -e non basso come lo dipingevano gli inglesi- che sicuramente parlava meglio l'italiano del francese, al contrario per esempio di Cavour che nacque a Torino proprio sotto il regno napoleonico e dunque parlava meglio il francese che l'italiano), fu sempre acclamato e protetto dai militari, dai suoi soldati.

Immaginando un film su questa figura, la prima cosa che viene in mente sono proprio le battaglie napoleoniche: centinaia di migliaia di soldati sui campi di battaglia e decine di migliaia di morti (oggettivamente il finale del film riassume proprio questi numeri: 61 battaglie e un totale di 3 milioni di caduti). 

La seconda cosa che viene in mente è la politica interna che Napoleone condusse in Francia da console e imperatore, seguendo anche personalmente la redazione delle costituzioni.

Ecco, in Napoleon se si vede qualcosina del primo aspetto (sarebbe ben stato difficile fare un film senza Austerlitz e Waterloo o senza la campagna di Russia), il secondo è proprio completamente assente, a eccezione del colpo di stato.

Delle battaglie se ne vedono poche, tutte molto accorciate (durano una notte - Tolone - o un pomeriggio, - Austerlitz - anziché giorni) e "sguarnite" di soldati. Non si può neppure dire che siano visivamente maestose (accurate sì, spettacolari forse) perché sono liquidate in cinque-dieci minuti. Non ho il tempo di godermi la scena diciamo. Del resto non era la priorità del regista, che forse a questo punto avrebbe potuto anche risparmiare qualcosa.

La campagna di Russia ha una messa in scena totale di otto minuti cronometrati (veramente, mi stavo annoiando e scrivevo a mia sorella quando accadeva qualcosa), a fronte di due minuti in cui il condottiero apre un sarcofago. Come si fa a rendere in così poco il rigore dell'inverno, gli stenti a cui erano sottoposti i soldati e il malumore che accompagnò le numerose morti e la disfatta della spedizione?

Il film dura in totale due ore e quaranta minuti, quindi se non sono stati spesi nelle battaglie (la campagna italiana non esiste, tanto per dire, ma fu con quella che Napoleone divenne celebre) e non sono stati spesi nella politica napoleonica e nemmeno nel descrivere tutta la vita del condottiero interpretato da Joaquin Phoenix (infanzia, adolescenza, etc), poiché il film parte dall'assedio di Tolone (o precisamente dallo sdoppiamento della sua presenza a Tolone e a Parigi, perché in realtà Scott lo voleva nello stesso momento anche ad assistere alla decapitazione di Maria Antonietta), allora come sono stati utilizzati tutti quei minuti di pellicola?

Certo questo non è il film giusto per sostituire il manuale scolastico, ma si potrebbe contestare che ci sono talmente tanti altri prodotti su Napoleone che non occorreva una nuova biografia dettagliata su pellicola. E un singolo film non può rappresentare integralmente una figura, quindi occorre trovare un punto di vista.

Il focus di tutta la narrazione di Scott, il nuovo punto di vista, è Giuseppina (Vanessa Kirby), rappresentata in modo chiaramente moderno, perché ormai non è di moda fare altrimenti, attendibilità storica o meno.

La trama è dunque così riassumibile: Napoleone fa cose, Giuseppina fa cose. I due sono ossessionati l'uno dall'altra. Fine.

Oltretutto il loro rapporto sembra girare solo su un'ossessione puramente sessuale: una noia terribile dopo la seconda scena. I due interpreti mi sono anche sembrati parecchio inteccheriti, non concedendomi neppure soddisfazione sotto l'aspetto recitativo.

Sicuramente il focus che sceglie Scott potremmo considerarlo meno importante ai nostri occhi. La vita privata di Napoleone ha avuto un impatto minore delle guerre e della politica interna sui destini europei, che sono quelli che contano di più per le nostre vite. Ma l'ipotesi di Scott è contraria a questa prima impressione: forse l'amore (anche se quella che ho visto sullo schermo mi è parsa più un'ossessione reciproca) ha condizionato l'uomo in ogni sua decisione? Forse non è stato Nelson, ma Giuseppina a far abbandonare a Napoleone la campagna d'Egitto. Forse non è stata l'idea dell'impero, ma della sua ex moglie a farlo fuggire dall'Elba. Perché se la sua vita privata ci riguardava così poco, per quell'uomo era invece la cosa più importante del mondo (come lo è per ciascuno di noi).

Del resto le ultime parole di Napoleone (vere o romanzate) si dice che siano state: "Francia, esercito, Giuseppina".

La colpa di questo film è dunque di aver gingillato troppo (e in modo troppo noioso) sulla terza delle ossessioni di Napoleone, trascurando le altre due, tanto da aver fatto capire a stento alcuni passaggi cruciali di cosa era successo nel ventennio napoleonico in Francia. Il problema non è neppure la poca verità storica (anche se la domanda che sorge sempre in questi casi è "cosa c'era di così brutto in com'era andata davvero"? oppure "ma che senso aveva cannoneggiare le piramidi a fini strategici?"), ma saltano alcuni passaggi logici incomprensibili per chi non conosce già o non ricorda cos'ha studiato a scuola. Per esempio non si vede niente dopo il colpo di stato: che fine fanno gli altri due consoli? Gli propongono di fare il re...allora come giunge all'idea di impero (repubblicano)?

Giudizio: In sostanza questo film non ha senso di esistere (a prescindere dalle numerose inesattezze e sbavature storiche, sulle quali si poteva chiudere un occhio), offre un punto narrativo quasi esclusivo e con un'interpretazione piuttosto personale del regista della quale forse sentiva solo lui l'esigenza⭐⭐

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