lunedì 4 settembre 2023

La bomba Oppenheimer

 Christopher Nolan torna dietro la macchina da presa, rigorosamente girando tutto senza effetti digitali, e fa di nuovo parlare di sé. Questa volta fa di Cilian Murphy, comparso in ben altri sei film del regista, il suo protagonista: Robert Oppenheimer.

Il film, forse anche grazie al fenomeno del Barbienheimer, ha raggiunto alla data odierna un incasso mondiale di circa 850 milioni di dollari.

L'ultimo film del regista, dalla durata di ben tre ore, è davvero il suo miglior film di sempre, come qualcuno dice?


Prima di tutto, che genere di film è Oppenheimer?

Dal momento che racconta una parte della vita del fisico che ha inventato la bomba atomica, passando alla storia come il Distruttore di mondi, verrebbe da dire che si tratta di un biopic, ma per l'impostazione narrativa, che non segue pedissequamente l'ordine cronologico degli eventi e che presenta un'intera parte in cui fisicamente il protagonista è assente, a me ha dato un'impressione diversa.

Chi vorrebbe giustificare la propria vita?

Questa frase (o con parole simili, non le ricordo con assoluta esattezza) è ripetuta almeno due volte nel corso della pellicola. Di fatto la storia racconta, anzi le storie raccontano questo.

I filoni, infatti, sono due: 

  1. quello, battezzato nel film Fusione, che racconta gli studi, le conoscenze accademiche, le ricerche, la vita privata di Oppenheimer, il progetto Manhattan, ovvero il programma scientifico, condotto principalmente a Los Alamos, che portò alla realizzazione della prima bomba nucleare, sperimentata col celebre Trinity test, e il "processo" a Oppenheimer sulle sue convinzioni politiche per revocargli l'autorizzazione a lavorare sull'atomica. Le posizioni del fisico dopo la creazione della bomba mutarono sensibilmente e negli anni della Guerra Fredda avversò l'ulteriore avanzamento nel campo atomico e la bomba a idrogeno, fattore che gli causò, insieme alle sue amicizie e relazioni con ex-comunisti o presunti tali, l'accusa di filo-comunismo, che negli USA era considerato senza dubbio un crimine infinitamente peggiore di aver creato uno strumento di distruzione che provocò in Giappone centinaia di migliaia di morti.
  2. quello (il capitolo chiamato Fissione) che riguarda il personaggio interpretato da Robert Downey Jr. (che a mio modesto parere ho trovato superiore a Murphy, che non ho visto svettare sopra le sue abituali performance, sebbene egregie), ovvero Lewis Strauss, che ebbe molti contatti lavorativi con Oppenheimer, in quanto presidente della Commissione per l'energia atomica (AEC) degli Stati Uniti. Il film segue infatti un'udienza del Senato degli Stati Uniti sulla nomina di Strauss come Segretario al Commercio (grosso modo il nostro Ministro dell'Economia).
Il quid del film di Nolan, che per argomento e spessore del racconto storico si ricollega idealmente (per lo meno nella mia zucca) a Dunkirk, che però parlava molto attraverso immagini e musica e dunque gli è anche opposto, è l'intreccio dei due racconti. Il primo capitolo copre un arco di tempo molto ampio, dal 1926 al 1954, con infine una sbirciatina nel 1963, quando il neo-presidente degli Stati Uniti Johnson gli conferì un premio "per i contributi alla fisica teorica, come insegnante e ideatore e per la leadership del Laboratorio di Los Alamos e del programma di energia atomica durante gli anni critici". Il secondo capitolo si ambienta, invece, in poche ore del giorno dell'udienza di Strauss nel 1959.
La scrittura ottima di questo film, firmata dallo stesso regista, è stato rendere i due capitoli collegati insieme, raccontati in modo dinamico e quasi al limite del thrilling, poiché il collegamento (come uno influenzi l'altro) è svelato verso il finale e ci sono piazzati un paio di colpi di scena, con un crescendo nel ritmo, grazie al montaggio perfetto e che culmina in una chiusura dei due racconti magistrale. In più il sonoro e la colonna sonora hanno lavorato congiuntamente al resto per evidenziare certi momenti della storia o delle introspezioni di Oppenheimer, risultando spesso volutamente ingombranti, elemento realmente percepito della storia. Tecnicamente, dunque, assolutamente perfetto.

Ma ancora non ho risposto, anche se ho argomentato le mie motivazioni, alla prima domanda. Per me quest'ultimo film di Nolan è un film giudiziario. Mentre assistevo alla proiezione, i film più vicini a cui paragonarlo che mi venivano in mente erano Testimone d'accusa di Billy Wilder o Philadelphia di Jonathan Demme (in realtà soprattutto il primo). Di fatto, ci sono ben due pseudo-processi, sebbene nessuno giudiziario e non manca la costruzione thrilling, che è quella che mi ha conquistata.

La seconda domanda è: mi è piaciuto questo film?

Sì, senza dubbio e moltissimo. Lo trovo un film costruito magistralmente, sebbene abbia un avvio piuttosto lento e una durata proibitiva. Tre ore sono claustrofobiche, non mi stancherò mai di dirlo. Tuttavia in questa narrazione non poteva essere altrimenti. Forse si poteva gestire in maniera superiore la parte iniziale (a me un po' ha annoiato tutta la parte su Jean Tatlock e, in generale, l'inizio); ma nessuna scena del film è inutile: tutto occorre all'economia del racconto. La prima parte delinea le relazioni lavorative di Oppenheimer, la sua personalità trascinatrice, ammaliante (anche come dongiovanni) e, soprattutto, gli antefatti politici su cui saranno costruite le accuse che lo condanneranno a restare ai margini della politica atomica statunitense, neutralizzando così uno dei principali e più autorevoli esperti di quel ramo. Anche la vicenda Tatlock getta le basi per comprendere il grande senso di colpa del fisico, che si sentiva così determinante da essere responsabile, tanto nella vicenda Tatlock, quanto nella distruzione di Hiroshima e Nagasaki (tanto che la moglie Kitty glielo deve pure ricordare di darci un taglio). Colgo l'occasione per sottolineare quanto sia stata convincente Emily Blunt, nell'interpretazione che mi è piaciuta di più in assoluto di tutte quelle che le avevo visto finora.
Ritengo, dunque, questo uno dei pochissimi film (gli altri sono La compagnia dell'anello e Il ritorno del re) per cui questa durata è, sebbene abominevole, giustificata. Magari gli si potevano togliere 10-15 minuti, ecco, ma non oltre. Anche le scene delle visioni "atomiche" di Oppenheimer, sebbene non mi siano piaciute, conferiscono al film intimismo, poiché spesso il regista cerca di penetrare la mente dello scienziato e ci rappresenta quanto sia immensa e complessa. Contribuiscono a costruire la tridimensionalità del protagonista, al quale Nolan non risparmia i lati oscuri, quali le mancanze coniugali, l'essere così totalmente assorbito da sé da non aiutare la moglie col figlio piccolo, ma piuttosto allontanando il figlio (qua, però, va valutata anche la mentalità dell'epoca, per cui fare il papà non era esattamente un opzione da considerare).

Riguardo alla pesantezza, accusa mossa al film dal mio fidanzato in primis, che apprezza più il filone Inception-Interstellar-Tenet e la trilogia del Cavaliere Oscuro, ma anche da altri commenti che ho letto sul web, personalmente la rigetto. Potrebbe essere il mio gusto, che ritiene i film incentrati esclusivamente su ottimi dialoghi (sebbene non a livello di quelli che scrivevano negli anni Cinquanta) e senza azione (eppure l'azione sì che mi piace!) i migliori in assoluto, però non mi è proprio parso pesante: è vero, era lento all'inizio, pure per me, e tre ore sono troppe (e forse per qualcuno tre ore di dialoghi sono un incubo), ma è stato sempre interessante e montato così abilmente che anche le scene di dialogo divenivano serrate ed eccitanti.

Il cast ha compreso molti nomi illustri: Rami Maleck e Casey Affleck hanno ruoli piccoli, ma si fanno sentire, ma vanno ricordati anche Kenneth Branagh (Bohr) e Matt Damon (il generale Groves, che era militarmente a capo del progetto Manhattan).

Una postilla sull'esplosione dell'atomica di cui si è molto parlato. Erroneamente ero convinta che avremmo visto esplodere Little Boy, l'ordigno che colpì Hiroshima, ma l'esplosione che ha filmato Nolan è quella nel deserto della Jornada del Muerto in New Mexico, ovvero quella del Trinity test. In ogni caso, anche questa è un capolavoro tecnico, poiché va tenuto bene a mente che non è stata girata in computer grafica, bensì con effetti tradizionali: il risultato è superiore a qualunque CGI e non ho nemmeno visto il film in sala IMAX, preferendo dare il mio contributo al cinema di paese che lo proiettava. Non escludo, però, di ripetere l'esperienza in IMAX.

In conclusione:

Cosa mi è piacuto: regia, sceneggiatura, montaggio, colonna sonora, interpretazioni (tanti punti a Robert Downey Jr., Florence Pugh, Emily Blunt), elementi di thrilling, fotografia ed effetti speciali pazzeschi

Cosa non mi è piaciuto: un po' lenta la parte iniziale, durata da arresto

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ 3/4 Probabilmente a livello tecnico il migliore del regista, anche se di pancia non il mio preferito

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