Sono una fan di Slam Dunk. Lo guardavo la sera su 7 Gold quando ero adolescente e il giorno successivo io e la mia amica commentavamo insieme gli episodi. Si tratta della trasposizione in 101 episodi del manga a tema sportivo (spokon), creato da Takehiko Inoue negli anni Novanta. Il protagonista è il liceale Hanamichi Sakuragi, un teppista, che si getta però con ardore nel basket per amore di Haruko Akagi, sorella del capitano del team della scuola, lo Shohoku. La narrazione diventa molto presto corale e anche gli altri quattro membri della rosa titolare saranno co-protagonisti nelle epiche imprese di questa squadra su cui nessuno è disposto a scommettere: Takenori Akagi, Hisashi Mitsui, Ryota Miyagi, Kaede Rukawa.
L'opera si riconosce per i tratti del disegno di Inoue, per i valori di passione, determinazione, gioco di squadra, fiducia, seconde occasioni. Questa saga ha fatto innamorare molti fruitori del manga e dell'anime.
Sono passati tanti anni, ormai è un bel pezzo che non passano in televisione gli episodi, che non si riescono a recuperare nemmeno sulle piattaforme di streaming. Nel frattempo mi ero comprata tutta la ristampa Panini del manga, ma senza aver avuto il tempo di leggerla, consigliandola invece a mia nipote, che l'ha apprezzata.
Troppo tardi ho scoperto che li avevano rilasciati sul canale You Tube della casa di produzione, la Toei Animation, dal 10 agosto al 19 novembre 2022, in previsione del rilascio del film The First Slam Dunk in Giappone, il 3 dicembre 2022.
Il film, che sono andata a vedere ieri sera con l'amica del liceo che me l'aveva fatto scoprire, è stato sceneggiato e diretto nientemeno che dallo stesso Inoue, che ha colto le richieste dei fan di completare l'opera lasciata incompiuta con la serie anime negli anni Novanta, per divergenze tra produttore e autore, secondo il quale non coglieva appieno lo spirito del manga. Infatti se il fumetto copre anche il campionato nazionale interscolastico, la serie si ferma invece alla qualificazione dello Shohoku per questa competizione.
Inoue riprende la narrazione da una delle partite del campionato nazionale, quella contro l'imbattibile Sannoh, che sarà combattuta con le unghie e con i denti da parte di entrambe le squadre fino all'ultimo secondo. Lo scontro è bellissimo, emozionante, soprattutto negli istanti finali quando sono rimasta col fiato sospeso per tutta la sequenza, ma si frammezza con i flashback che mettono a fuoco alcuni giocatori e, soprattutto, Ryota Miyagi, il playmaker dello Shohoku, sul cui passato non era stato detto molto nell'anime.
Il film dura due ore (e cinque minuti) e si prende tutto il tempo per raccontare, anzi, direi che è piuttosto lento, sia nella parte iniziale della partita, che non mi ha fatto sentire trascinata e partecipe, sia per tutto il racconto della storia di Miyagi, ma, quando la partita entra nel vivo, il ritmo cambia marcia e si fa più sostenuto. C'è tutto il tempo per approfondire i personaggi e le loro emozioni, la loro fatica, le loro ragioni: una delle cose stupende che ha sempre caratterizzato Slam Dunk. Con poche espressioni, uno sguardo, un'inquadratura, Inoue ha saputo rendere stati d'animo, sentimenti, sensazioni.
I disegni sono bellissimi come sempre, il tratto è leggero, l'attenzione al dettaglio tanta. Si vede nella realizzazione di una delle prime sequenze in cui da una pagina (o uno schermo se vogliamo) bianca emergono i contorni e poi i dettagli dei giocatori dello Shohoku. Uno a uno sono disegnati e si animano, unendosi poi insieme mentre avanzano: ancora una volta un team, una narrazione con più co-protagonisti.
L'animazione è una sperimentazione che fonde 2D e CGI (con la tecnica della performance capture su cestisti professionisti le cui movenze sono state usate per le scene). Alcune scene del match sono strepitose, come la prima inquadratura che da aerea scende a inquadrare tutto il campo da basket, come la sequenza dell'ultimo minuto di partita in cui la colonna sonora ammutolisce e resta in apnea come lo spettatore.
Non c'è solo una vena di nostalgia nell'apprezzamento per questo prodotto: si tratta di un'opera ben studiata, pensata per oltre dieci anni, ricercata nella messa in scena, nella tecnica, nella storia (che ha alcune parti originali, scritte appositamente per il film). Fedele all'anima della creatura originaria, mi ha emozionata, coinvolta, stupita e ringiovanita di diciotto anni. Merita di essere vista, anche se non è rimasto molto tempo: è uscito in Italia il 10 maggio in giapponese e poi è stato rilasciato in italiano dall' 11 al 17 maggio. Forse non è per tutti: le dinamiche tra i personaggi restano oscure a chi non ha mai letto il manga o visto l'anime, anche se un pochino trapelano, ma resta comunque appassionante almeno nella partita.
In ogni caso mi trovo in buona compagnia nell'apprezzamento, avendo il film incassato alla data odierna quasi 145 milioni di dollari.
Cosa mi è piaciuto: passione, adrenalina, i personaggi e le storie che ho amato, una partita bella ed emozionante
Cosa non mi è piaciuto: ha stentato un pochino in fase d'avvio, godibile maggiormente dai fan (racconta di fatto l'ultima fase dell'opera)
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐
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