lunedì 15 maggio 2023

Il capolavoro di Tollywood premiato agli Oscar per la migliore canzone: RRR

RRR è molto più di una coinvolgente canzone (che, anzi, forse è l'unica cosa del film che non merita al punto di strappare l'Oscar e il Golden Globe a Lady Gaga). Il mastodontico (3 ore) kolossal (72 milioni di dollari) telugu, scritto e diretto dall'acclamato S. S. Rajamouli, candidato come miglior film straniero ai Golden Globes, è una straordinaria storia di amicizia che si sviluppa in condizioni avverse, nell'India ancora colonizzata dall'Inghilterra.

Le prime scene ci descrivono gli antefatti e il carattere dei due protagonisti, ma la storia solo del primo; quella del secondo sarà riservata per la seconda metà del film (e per un buon motivo). La loro caratterizzazione è mostrata, non spiegata e questo fa tutta la differenza del mondo.

Bheem fa parte di un villaggio della tribù dei Gond, brava gente -spiegherà un interprete agli inglesi- ma che sente così forte il legame di comunità che non può permettere che membri della tribù si disperdano. Così, quando il governatore e la sua consorte si portano via una delle bambine del villaggio, Bheem, guardiano della tribù, non si fermerà davanti a niente per riportare la ragazza a casa. Raju, invece, è un soldato indiano dell'impero britannico, dalla volontà indomabile e dalla disciplina ferrea, che dà costante prova di valore e obbedienza per salire di grado.

Due scene bastano a presentarci la loro forza e la loro tenacia, entrambe molto superiori a quelle di qualunque altro uomo. I due si conoscono in una scena di grande impatto e goduria visivi e stringono una salda amicizia. Ma i governatori mettono Raju alla caccia di Bheem ed è proprio il caso di tirare fuori una citazione:

Ecco cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile.

Finirà bene?


Questo film è stato sorprendente. 

La storia è stupenda, si basa su un presupposto intrigante e in grado di alimentare suspense, ovvero quello di mettere due amici in contrapposizione, ma dotando entrambi di valide e profonde motivazioni, e la scrittura svolge un grande lavoro di narrazione e di caratterizzazione dei protagonisti. Inoltre costruisce solide basi su cui risulta ben credibile l'amicizia dei due ragazzi e la fa davvero percepire come autentica. Per me è stata sufficiente la primissima scena del loro incontro, che evidenzia come i due si sono riconosciuti e capiti all'istante. Non tutti i personaggi sono così ben caratterizzati come Bheem e Raju, tendendo a dividersi in "molto buoni" e "molto cattivi", categorie che coincidono con indiani e inglesi rispettivamente, ma sono comunque ben riusciti: ispirano simpatia o antipatia con pochi minuti di scena.

Rajamouli ha svolto un grande lavoro: ogni scena è funzionale allo scorrere della storia, alla caratterizzazione dei personaggi e riesce a mantenere un ottimo ritmo per tre ore, anche perché si resta avvinti dalla storia.

Ha anche buone interpretazioni. Ma soprattutto ha una fotografia spettacolare, pulita e che esalta al meglio la luce, sul volto dei personaggi, filtrante dagli alberi, nelle imponenti scenografie di interni ed esterni e, persino, (udite, udite) nelle scene d'azione. Piuttosto straordinario al confronto con i film di supereroi come quelli della Sony. Le mosse sono chiare e si comprende sempre chi colpisce cosa.

Le scene di combattimento sono orchestrate molto bene, sono coreografiche e, in qualche caso, divertenti, a tratti tarantiniane. L'utilizzo del rallenty (Snyder scansate proprio) per me ha avuto senso. Nei momenti lievi del film, l'action e le parti dance sono molto piacevoli. Del resto la sequenza di Naatu Naatu (la canzone che si è aggiudicata la vittoria ai Golden Globes e agli Oscar) ha fatto il giro del mondo, grazie al ritmo coinvolgente e i passi scatenati del ballo. Le altre canzoni possono essere più trash, ma servono allo scopo, rispecchiano l'origine culturale della produzione e non sono sgradevoli.

È una storia romantica e sincera, come ne ha prodotte anche il cinema occidentale nel corso del tempo. Dopo Everything Everywhere all at Once e RRR, sembra che si debba guardare a oriente per poterne vedere ancora. Amicizia, amore, patriottismo, valori, nobili sentimenti, voglia di rivincita e libertà, scene epiche.

Giudizio: ho trovato il film coinvolgente, emozionante, molto ben scritto e diretto e con scene action entusiasmanti; un'epopea eroica da film d'altri tempi. Anche se non è perfetto, di pancia è uno dei migliori film che ho visto da tempo ⭐⭐⭐⭐⭐

Inoue conclude al cinema l'anime di Slam Dunk iniziato trent'anni fa

 Sono una fan di Slam Dunk. Lo guardavo la sera su 7 Gold quando ero adolescente e il giorno successivo io e la mia amica commentavamo insieme gli episodi. Si tratta della trasposizione in 101 episodi del manga a tema sportivo (spokon), creato da Takehiko Inoue negli anni Novanta. Il protagonista è il liceale Hanamichi Sakuragi, un teppista, che si getta però con ardore nel basket per amore di Haruko Akagi, sorella del capitano del team della scuola, lo Shohoku. La narrazione diventa molto presto corale e anche gli altri quattro membri della rosa titolare saranno co-protagonisti nelle epiche imprese di questa squadra su cui nessuno è disposto a scommettere: Takenori Akagi, Hisashi Mitsui, Ryota Miyagi, Kaede Rukawa.

L'opera si riconosce per i tratti del disegno di Inoue, per i valori di passione, determinazione, gioco di squadra, fiducia, seconde occasioni. Questa saga ha fatto innamorare molti fruitori del manga e dell'anime.

Sono passati tanti anni, ormai è un bel pezzo che non passano in televisione gli episodi, che non si riescono a recuperare nemmeno sulle piattaforme di streaming. Nel frattempo mi ero comprata tutta la ristampa Panini del manga, ma senza aver avuto il tempo di leggerla, consigliandola invece a mia nipote, che l'ha apprezzata.

Troppo tardi ho scoperto che li avevano rilasciati sul canale You Tube della casa di produzione, la Toei Animation, dal 10 agosto al 19 novembre 2022, in previsione del rilascio del film The First Slam Dunk in Giappone, il 3 dicembre 2022.


Il film, che sono andata a vedere ieri sera con l'amica del liceo che me l'aveva fatto scoprire, è stato sceneggiato e diretto nientemeno che dallo stesso Inoue, che ha colto le richieste dei fan di completare l'opera lasciata incompiuta con la serie anime negli anni Novanta, per divergenze tra produttore e autore, secondo il quale non coglieva appieno lo spirito del manga. Infatti se il fumetto copre anche il campionato nazionale interscolastico, la serie si ferma invece alla qualificazione dello Shohoku per questa competizione. 

Inoue riprende la narrazione da una delle partite del campionato nazionale, quella contro l'imbattibile Sannoh, che sarà combattuta con le unghie e con i denti da parte di entrambe le squadre fino all'ultimo secondo. Lo scontro è bellissimo, emozionante, soprattutto negli istanti finali quando sono rimasta col fiato sospeso per tutta la sequenza, ma si frammezza con i flashback che mettono a fuoco alcuni giocatori e, soprattutto, Ryota Miyagi, il playmaker dello Shohoku, sul cui passato non era stato detto molto nell'anime.

Il film dura due ore (e cinque minuti) e si prende tutto il tempo per raccontare, anzi, direi che è piuttosto lento, sia nella parte iniziale della partita, che non mi ha fatto sentire trascinata e partecipe, sia per tutto il racconto della storia di Miyagi, ma, quando la partita entra nel vivo, il ritmo cambia marcia e si fa più sostenuto. C'è tutto il tempo per approfondire i personaggi e le loro emozioni, la loro fatica, le loro ragioni: una delle cose stupende che ha sempre caratterizzato Slam Dunk. Con poche espressioni, uno sguardo, un'inquadratura, Inoue ha saputo rendere stati d'animo, sentimenti, sensazioni.

I disegni sono bellissimi come sempre, il tratto è leggero, l'attenzione al dettaglio tanta. Si vede nella realizzazione di una delle prime sequenze in cui da una pagina (o uno schermo se vogliamo) bianca emergono i contorni e poi i dettagli dei giocatori dello Shohoku. Uno a uno sono disegnati e si animano, unendosi poi insieme mentre avanzano: ancora una volta un team, una narrazione con più co-protagonisti.

L'animazione è una sperimentazione che fonde 2D e CGI (con la tecnica della performance capture su cestisti professionisti le cui movenze sono state usate per le scene). Alcune scene del match sono strepitose, come la prima inquadratura che da aerea scende a inquadrare tutto il campo da basket, come la sequenza dell'ultimo minuto di partita in cui la colonna sonora ammutolisce e resta in apnea come lo spettatore.

Non c'è solo una vena di nostalgia nell'apprezzamento per questo prodotto: si tratta di un'opera ben studiata, pensata per oltre dieci anni, ricercata nella messa in scena, nella tecnica, nella storia (che ha alcune parti originali, scritte appositamente per il film). Fedele all'anima della creatura originaria, mi ha emozionata, coinvolta, stupita e ringiovanita di diciotto anni. Merita di essere vista, anche se non è rimasto molto tempo: è uscito in Italia il 10 maggio in giapponese e poi è stato rilasciato in italiano dall' 11 al 17 maggio. Forse non è per tutti: le dinamiche tra i personaggi restano oscure a chi non ha mai letto il manga o visto l'anime, anche se un pochino trapelano, ma resta comunque appassionante almeno nella partita.

In ogni caso mi trovo in buona compagnia nell'apprezzamento, avendo il film incassato alla data odierna quasi 145 milioni di dollari.

Cosa mi è piaciuto: passione, adrenalina, i personaggi e le storie che ho amato, una partita bella ed emozionante 

Cosa non mi è piaciuto: ha stentato un pochino in fase d'avvio, godibile maggiormente dai fan (racconta di fatto l'ultima fase dell'opera)

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐