Quest'anno sono riuscita a vedere entro la data della cerimonia tutti i cinque film d'animazione candidati agli Oscar.
Giudizio: Il film mi è piaciuto e mi ha commosso, ma non non mi ha travolta nell'emozione come mi sarei aspettata, rimanendo comunque carino e piacevole, anche se piuttosto lento. ⭐⭐⭐ 1/2
🤎 Del primo film Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio ho già parlato. L'avevo visto al cinema sul finire dello scorso anno e l'avevo veramente apprezzato, soprattutto per la tecnica d'animazione rivoluzionaria, temi non proprio semplici affrontati con efficacia e, soprattutto, uno degli antagonisti introdotto davvero bene e terrificante.
Tutti gli altri film d'animazione sono disponibili sulle piattaforme di Disney Plus e Netflix.
🟥 Red è l'unico film Disney candidato, ma è un film di Pixar. Il 61° classico, Un mondo misterioso, l'unica uscita tutta Disney del 2022, è passata sotto silenzio, inosservata e dimenticata dopo poche polemiche sulla eccessiva inclusione, tolta la quale non restava più molto altro nel film. Quindi solo il film Pixar rappresenterà agli Oscar la major Topoliniana.
La storia è infatti quella di Meilin, questa ragazzina di tredici anni cinese che vive con la sua famiglia a Toronto, dove gestisce un tempio dedicato al culto del Panda Rosso, che da sempre protegge la famiglia Lee. Meilin è una bambina di rara antipatia. Completamente sottomessa alla madre, è Miss Perfettini, tutta scuola e tempio: ottimi voti e pomeriggi passati a pulire e a lavorare con la madre nel tempio - davvero il tipo di bambina più comune da incontrare e con cui identificarsi, insomma. Coltivando i suoi rapporti umani solo a scuola, ha tre amiche del cuore che sono macchiette monodimensionali. L'estetica della sua amica vestita di rosa è orripilante, sembra un mostriciattolo. E colgo così l'occasione per parlare dei disegni; veramente brutti, ma tanto proprio.
La storia si sviluppa intorno al menarca di Meilin, che è un'ottima idea, non solo perché parlare di mestruazioni, cercando di rompere un tabù, è buono e giusto (anche se non è così esplicitato -il momento più chiaro è quello in cui la madre piomba a scuola gridando che la figlia ha dimenticato a casa il pacchetto di assorbenti che sta sventolando di fronte alla scolaresca, segno che invece di essere argomento segreto, è diventato un argomento comico-), ma perché dà il là al cardine della storia. Tutte le donne di quella famiglia, infatti, al menarca si trasformano in giganteschi Panda Rossi. Nell'omissione della madre, terribilmente castrante, che temeva di affrontare l'argomento con Meilin, oltre che nelle sceneggiate (come quella degli assorbenti), in cui, senza rendersene conto, mette in imbarazzo la figlia, abbiamo il ritratto perfetto di questa donna, che è riuscita a chiudere il suo passionale panda per sempre. Ma Meilin è di un'altra pasta e di un'altra generazione e forse non vuole rinunciare del tutto a quella componente di sé stessa.
Giudizio: il tema dell'accettare i lati di sé che non sono quelli amabili e ben voluti dalla società mi è piaciuto molto ed è un po' più movimentato dell'ultimo film Disney che avevo visto, ma non mi è parso granché. Bene provare a parlare dei cambiamenti che l'adolescenza porta, affrontandoli sia dalla parte dei ragazzi che da quella dei genitori, ma non è un tema universalistico. Disegni tra i più brutti che ricordi. ⭐⭐
🔴 Il mostro dei mari era un titolo che mi lasciava ben sperare: avventure su navi pirata, navigatori rozzi ed esperti del combattimento corpo a corpo con gigantesche piovre od orribili kraken, cuore in gola e cieli cupi di tempeste marine.
La presentazione dei personaggi non c'entra niente con la trama successiva. I pirati (no, questi marinai non sono fuorilegge, ma bravi dipendenti della Corona, anche se l'aspetto richiama i protagonisti di Pirates of the Caribbean) cacciatori di mostri, varianti dei balenieri, hanno una bella estetica con uncini, gambe di legno, nasoni, bende sugli occhi e sono gagliardi e dall'aspetto minaccioso, ma sono scritti malissimo. Il capitano Achab non è coerente con sé stesso; prima uomo comprensivo, che dimostra affetto nei confronti del ragazzino salvato da un naufragio anni prima, simpatia per l'orfanella che si imbuca a bordo, poi prevale il far rispettare gli ordini, infine è avvolto da un cieco desiderio di vendetta, che non ha redenzione. Lo stesso l'ufficiale Sarah Sharp, che sembra molto rigida, poi non lo è. La protagonista, Maisie, è mostrata per la prima volta in un orfanotrofio, mentre racconta le storie dei feroci e valorosi pirati agli altri orfanelli (una sequenza piuttosto abbondante per non avere quasi alcuno scopo nelle vicende), prima di fuggire per imbarcarsi a bordo della Inevitabile.
E qui possiamo cominciare a parlare di inclusione: nel giro di pochi secondi a bordo della nave cacciatrice abbiamo ben due donne di colore, più un'altra ufficiale che ha l'incarico di far eseguire i comandi del capitano. Ma questa è una società in cui non ci sono neppure i bucanieri, quindi è una società molto avanti a livello di diritti sociali. Mi sono, dopo poco, domandata come mai una società così sviluppata non fosse anche animalista e cacciasse le creature del mare, belle o brutte che fossero. E infatti il tema del film è proprio questo: i mostri non sono cattivi. La pellicola si incentra sulla caccia alla Furia Rossa, un mostro orribile, ma non in quanto spaventoso, bensì per il design ridicolo, come se Nessie (di un rosso monocolore, senza nemmeno una sfumatura) avesse inghiottito una gigantesca tavola da surf; occhi e naso sono molto simili a quelli di Sdentato, ma l'effetto non è comunque positivo. Ma il peggior momento della scrittura è il finale: a un tratto si interrompe, non ha conclusione, lascia il destino dei personaggi a sé stessi. Non è specificato cosa ne sarà della bambina e del protagonista; non è ben chiaro il costo del patto con la strega; non sappiamo che destino attende i cacciatori di mostri, l'Inevitabile, Sarah, il capitano, che non si merita (ingiustificatamente) un contatto con i protagonisti, né una possibilità di cambiare idea, di redimersi.
Giudizio: va bene che essere animalisti è una bella cosa, ma un tema simile merita una scrittura migliore, non basta solo l'idea; inoltre i film d'animazione dovrebbero anche essere divertenti da vedere. Se un film ha un nome che promette avventure in mezzo al mare, mi aspetto che ci siano, che sia movimentato. L'animazione iniziale del mare era anche interessante, ma si perde nei disegni e nella scrittura. ⭐
❤ Infine l'attesissimo Pinocchio di Guillermo del Toro, vincitore del Premio Oscar, ennesimo adattamento della fiaba di Collodi. Diciamolo subito, della storia originale non ha praticamente nulla, sono rimasti Pinocchio, il Grillo, Geppetto e il pesce cane, ma servono a una causa superiore, quella antifascista.
Giudizio: dal punto di vista della storia, sono rimasta spiazzata. Ha tinte velatamente horror, ma non è brutta. Solo che, essendo così diversa dall'originale, del Toro avrebbe potuto semplicemente crearne una propria. La parte straordinaria del film è l'animazione in stop motion e l'estetica molto caratteristica e coerente. Riguardo alle canzoni, mi pongo su una via di mezzo rispetto a quanto si legge in giro: ci stanno, anche se forse si stava meglio senza (mica è la Disney!) ⭐⭐⭐ 1/2
L'animazione non è un genere, è una tecnica.
Guillermo del Toro
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