lunedì 30 gennaio 2023

Grazie Ragazzi: il teatro nel carcere

Il regista Riccardo Milani dirige il remake del film francese del 2020 Un triomphe, Grazie Ragazzi con Antonio Albanese, Vinicio Marchioni, Sonia Bergamasco, Fabrizio Bentivoglio. Di Milani avevo visto e apprezzato molto Ma cosa ci dice il cervello. Nel 2007 avevo anche visto Piano, solo, ma dovrei dargli una seconda visione perché non è più fresco nella mia memoria. Anche questo ultimo lavoro del regista romano mi è piaciuto abbastanza.


La storia riprende quella vera di un giovane regista e dei cinque attori di un carcere svedese che nel 1985 recitarono Aspettando Godot di Samuel Beckett, ottenendo così tanto successo per la loro autenticità nella recitazione, da essere chiamati a portare lo spettacolo in tournée. All'epoca anche Beckett ne rimase conquistato e gli concedette i diritti per la rappresentazione e il documentario del 2005, che ne ricostruisce la storia, si chiama appunto Les Prisonniers de Beckett.

Questo adattamento di Milani e Michele Astori ambienta le vicende a Roma, ma si mantiene fedele nei fatti principali alle due opere precedenti. Antonio Albanese interpreta un attore, Antonio, che non calca più i palcoscenici da qualche anno e per tirare avanti doppia porno, finché non viene contattato dal ben più celebre collega Michele (Fabrizio Bentivoglio), con cui aveva recitato anni prima. Michele gli propone di accettare sei ore di insegnamento di recitazione in carcere. Antonio non è neppure convintissimo, ma accetta. Il progetto ha più successo del previsto tra i detenuti, che si appassionano alla recitazione, così come Antonio si affeziona a loro e all'impresa, arrivando a portarli a teatro recitando addirittura Aspettando Godot

Il film solleva non poche tematiche, ma, dal mio punto di vista, in modo più ruffiano, puntando allo stomaco dello spettatore medio, che autentico. Questi argomenti vengono sì menzionati, ma in modo abbastanza veloce e, soprattutto, didascalico, senza un approfondimento sentito ed emozionante. Le vicende che portano in carcere i neo-attori non ci sono raccontate, a parte quella di Aziz (Giacomo Ferrara), di cui si racconta anche parte della storia. Questa è accennata e solo a parole: non funzionano, non trasmettono empatia, sono solo state buttate lì, quasi da "acchiappa-like". Lo stesso vale per il breve accenno alla condizione di Diego (Vinicio Marchioni). Si intuisce qualcosa della storia di Radu (Bogdan Iordachioiu), che si ritaglia un piccolo spazio a un certo momento del film. Nulla sappiamo delle storie di Mignolo (Giorgio Montanini) o Damiano (Andrea Lattanzi) invece. 

Si fa cenno alla  condizione di perenne attesa dei detenuti (delle visite, dei corsi, dei ricorsi, dei ritmi del carcere e così via), invece, che li rende appunto perfetti a incarnare l'opera di Beckett. Ma anche in questo caso non assistiamo in prima persona: passa di sfuggita in un paio di dialoghi.

Un'ultima ragione che voglio addurre alla mancanza di vera empatia che si può provare nei confronti della storia portata su schermo è che ci troviamo davanti ad attori di mestiere (ovviamente). Le interpretazioni, che dovrebbero essere disincantate e pure, nel teatro dentro il cinema non possono veramente esserlo, perché sono inscenate da professionisti, per quanto bravi. Si tratta di una ricostruzione. In tal senso mi piacerebbe molto recuperare il documentario del 2005, sperando di trovarci spezzoni di quelle originarie recite degli anni Ottanta.

Fin qua ho parlato non propriamente di difetti, ma delle leggerezze del film. La storia, però, mi è molto piaciuta e il tono del film è molto leggero, piacevole. Le battute sono spesso divertenti e, tendenzialmente, è una comicità non volgare, sebbene non fine. 

Le interpretazioni sono veramente molto buone. Mi è piaciuta persino Sonia Bergamasco, che per esempio non ho apprezzato ne Il Commissario Montalbano. Bentivoglio è sempre convincente e non si poteva dubitare di nomi come Albanese e Marchioni, a cui da tempo sono già riconosciuti tutti i giusti meriti. In particolare Vinicio Marchioni ha una scena quasi tutta per sé in cui fornisce una prova (un esercizio di stile, in effetti) veramente significativa. Ma sono stati all'altezza anche gli interpreti dei carcerati.

In conclusione è una commedia leggera, che può divertire, adatta a una serata non impegnativa.

Giudizio: ⭐⭐⭐

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